E-bike al Tuscany Trail. Arriva l’anno sperimentale.

Il fenomeno delle e-bike sta crescendo sotto gli occhi di tutti. Sempre di più sono i ciclisti che scelgono una bicicletta a pedalata assistita. Alcuni lo fanno per puro divertimento mentre altri sono “costretti” dalla propria condizione fisica o dall’età. Fatto sta che nei prossimi anni vedremo ancora di più queste biciclette girare per i boschi, strade bianche e strade asfaltate. E’ un trend che non si fermerà.

Cosa dobbiamo fare a questo punto? Chiudere gli occhi e fare finta che questi ciclisti non esistano oppure iniziare a farsi delle domande su cosa può essere un’esperienza bikepacking fatta con una bicicletta elettrica?

Quando ho dato vita al Tuscany Trail l’ho fatto per spronare le persone a vivere un’avventura in sella alla propria bicicletta attraverso le bellezze della Toscana. Ho voluto creare un elemento di rottura totale con la quotidianità, la routine e la percezione di quello che una persona è in grado o meno di fare pedalando. Volevo che le persone vivessero delle giornate scandite solo dall’alba e dal tramonto, dalla voglia di pedalare e la necessità di riposo.

Tutto questo può essere vissuto a pieno con una e-bike? Non lo so.
Un Tuscany Trail aperto anche alle e-bike snaturerebbe l’evento? Non lo so.

Di una cosa però sono convinto, tentar non nuoce. Vorrei capire con i fatti se le e-bike sono compatibili con il Tuscany Trail e più in generale con il mondo del bikepacking.

Per questo motivo nell’edizione 2020 del Tuscany Trail ci sarà la possibilità di poter partecipare anche con l’e-bike indicandolo però al momento dell’iscrizione. Sarà creata una lista a parte di partecipanti dotati di bicicletta a pedalata assistiti e verrà di conseguenza creata una lista finisher apposita. Sarà una prova effettiva per capire come gestire la questione e-bike negli anni a venire.

Andrea Borchi

Come scegliere il sacco a pelo per il Tuscany Trail

Il Tuscany Trail si avvicina ed è giunto il fatidico momento di scegliere il sacco a pelo nel quale trascorrere le notti all’aperto durante il vostro viaggio attraverso la Toscana in bicicletta. Tra mille modelli dalle caratteristiche più disparate non sapete proprio quale scegliere? Ecco qui per voi una pratica guida per aiutarvi nella scelta del vostro sacco a pelo per il Tuscany Trail.

Normativa e valori presenti sulle etichette dei sacchi a pelo

Per poter apporre un determinato valore che spesso trovate sull’etichetta di un sacco a pelo vengono effettuati specifici test di laboratorio con l’ausilio di un manichino termico.

I quattro valori di temperatura di riferimento sono:

  • Massima: ovvero la temperatura alla quale un uomo standard riesce a dormire senza un’eccessiva sudorazione, mantenendo le cerniere aperte e con le braccia posizionate fuori dal sacco.
  • Comfort: la temperatura alla quale una donna standard riesce a dormire comodamente in una posizione rilassata.
  • Minima: la temperatura alla quale un uomo riesce a dormire in posizione rannicchiata senza svegliarsi per otto ore.
  • Estrema: la temperatura minima alla quale una donna può rimanere per sei ore senza rischiare di morire per ipotermia.

Per uomo standard si intende una persona di sesso maschile di 25 anni, alto 1,73 metri e il cui peso è di 73 kg.

Per donna standard si intende una persona di sesso femminile di 25 anni, alta 1,60 metri e con un peso di 60 kg.

Sacchi a pelo per bikepacking: materiale e forma

I sacchi a pelo possono essere realizzati ed imbottiti con diversi materiali, ciò influisce sulle caratteristiche e sulle prestazioni. Non esistono dei sacchi a pelo specifici per coloro che praticano bikepacking però è possibile scegliere tra alcuni dei più comuni in base alle proprie esigenze.

Sacchi a pelo in piuma

Assorbono l’acqua, si asciugano lentamente, si comprimono molto e di conseguenza si rischia un minor isolamento termico. Inoltre, temono l’umidità e sono molto più leggeri rispetto a quelli realizzati in materiale sintetico e sono molto caldi.

Per capire quanto un sacco a pelo in piuma possa essere di qualità potete valutare il power ratio di riempimento, si tratta di un valore che misura il potere isolante del rivestimento in piuma, se il power ratio è inferiore a 800 significa che state valutando un sacco di alta qualità.

Per quanto riguarda la cura del sacco a pelo di piume, dovete ricordare che quando andate a riporlo nell’apposita custodia non dovete né arrotolarlo né piegarlo, bensì riporlo un po’ alla rinfusa. Questo è importante in quanto pieghe o forme particolari date al sacco potrebbero influire sulla disposizione delle piume e di conseguenza sul potere riscaldante del sacco stesso.

Sacchi a pelo sintetici

Buona capacità di trattenere il calore al pari di quelli imbottiti con la piuma ma pesano di più, non assorbono l’acqua e si asciugano velocemente. I sacchi a pelo sintetici non richiedono particolari manutenzioni, si possono riporre nella custodia piegati o arrotolati e per quanto riguarda lavaggio ed asciugatura basta seguire le indicazioni riportate sull’etichetta.

Sacchi a pelo a mummia

Possiedono un elevato potere isolante dato dalla poca aria che rimane tra corpo e sacco, sono più tecnici ed avvolgenti ma non particolarmente adatti per coloro che tendono a dormire di lato o muoversi durante il sonno.

Sacchi a pelo rettangolari

Si tratta del modello classico, questi sacchi a pelo sono facili da ripiegare, si possono aprire interamente per trasformarli in una pratica stuoia e se ne trovano in vendita anche in versione matrimoniale.

Cosa considerare per la scelta del sacco a pelo

Ora che avete una panoramica sulle tipologie più comuni di sacchi a pelo presenti in commercio potete fissare le vostre esigenze ed in base ai parametri da voi stabiliti scegliere il modello più adatto.

Ecco alcuni pratici consigli su come scegliere il sacco a pelo per il vostro viaggio in stile bikepacking.

Temperatura

Nella fase di organizzazione del viaggio bisogna sapere a che temperature si andrà incontro. Il consiglio è quello di acquistare un sacco la cui temperatura segnata in etichetta è di 4-5°C inferiore rispetto a quella che dovrete affrontare. Una temperatura confort di 10° vi assicurerà un’ottima protezione dal freddo durante le notti toscane.

Cerniera

Meglio optare per una cerniera larga dotata di supporti ai lati, scorrerà meglio e avrete meno possibilità di romperla a differenza di una cerniera sottile. Meglio ancora se questa è lunga sino ai piedi, in caso di caldo vi sarà utile da impiegare a mo’ di coperta.

Dimensioni interne, volume e peso del sacco

Ricordatevi che sebbene necessitiate di ridurre le dimensioni del sacco per renderlo adatto a un viaggio in bici, dovete anche starci dentro, quindi provate ad entrarci e chiuderlo prima di acquistarlo: una volta chiuso nella sua sacca di compressione dovrebbe ridursi alle dimensioni 22×30 centimetri o al massimo 25×35 centimetri.

Prezzo

Come per ogni cosa, anche per i sacchi a pelo per bikepacking la qualità ha il suo prezzo. Ricordatevi che nei sacchi che state per acquistare ci dovete dormire, magari per diverse notti e di giorno vi aspettano emozionanti avventure a bordo della vostra bicicletta sulla quale pedalerete per chilometri. Cercare di risparmiare non è sempre la cosa migliore da fare. Se si tratta di una notte potrebbe anche andarvi bene ma investire qualche soldo in più in un prodotto di qualità maggiore vuol dire acquistare un sacco che dura più a lungo e vi fa dormire meglio.

I nostri consigli:

Speriamo che questo articolo vi sia utile per scegliere senza indugi il vostro compagno di viaggio ideale per dormire sull’erba sotto il cielo stellato o in tenda.

Il Tuscany Trail visto da Andrea Pizza Biologo Nutrizionista

Suggerimenti e consigli di Andrea Pizza – biologo nutrizionista – sull’alimentazione durante durante il Tuscany Trail.

Da un po’ di anni, tempo e impegni permettendo, mi dedico a lunghe pedalate in compagnia di qualche caro amico e dei miei pensieri. Nel 2014, tramite un forum dedicato alla MTB, conobbi Andrea Borchi, e contagiato dal suo entusiasmo decisi di aderire alla sua proposta, l’allora nascente Tuscany Trail edizione 0, il prototipo primo di una lunga scia di manifestazioni in stile Bikepacking che da esso trassero ispirazione e imitazione. Insieme ad un manipolo di improvvisati pionieri, vissi una esperienza entusiasmante, un’avventura, un nuovo modo di approcciare lo sport, la bicicletta, il viaggio, una nuova dimensione mentale, in breve un nuovo stile di vita. Per me, che avevo già da un po’ superato il “mezzo secolo”, fu anche un esplorare nuove energie e nuove attitudini che, in genere, sono a torto inaspettate nel “lato b” della vita perché si ritengono proprie della gioventù.

Ma evidentemente l’entusiasmo che io provai in quell’occasione fu condiviso da molti di quei primi partecipanti, giacché fu un seme dal quale poi sbocciò il movimento del Bikepacking in Italia, oggi piuttosto robusto ed in crescita anno dopo anno. L’impreparazione di allora, sia degli uomini che dei mezzi, è stata in breve tempo largamente superata dalla disponibilità di attrezzature dedicate e dallo stratificarsi dell’esperienza individuale e collettiva.

Tuttavia, se per i veterani molte incognite sono ormai risolte, per il neofita che approccia per la prima volta il nostro sport esse sono ancora tutte li aperte, fonte di innumerevoli possibili trabocchetti. Come allenarsi? Con che bicicletta partire? Come caricarla? Che mi porto? E che mangio? Tante domande che, sempre le stesse, vengono poste a chi c’è già passato.

Allora, poiché in effetti almeno un po’ io ci sono già passato, e poiché svolgo la professione di Biologo Nutrizionista, proverò a dare qualche risposta, almeno per la parte che più mi compete, ovvero la nutrizione nella diverse fasi di questo viaggio, prima, durante, e dopo. L’argomento può ad alcuni sembrare banale o marginale, ma non lo è affatto, e può risultare risolutivo ai fini del successo dell’impresa.

Quanto a me, quest’anno, stimolato da un percorso rinnovato, ho deciso di partecipare nuovamente al Tuscany Trail. Il mio desiderio è giungere sufficientemente preparato per godermi appieno lo spettacolo unico che i paesaggi toscani ci offriranno, e inebriarmi dei profumi dell’estate incipiente. Per esperienza, so già che la mia prestazione sarà al solito medio-scarsa, e probabilmente finirò in circa tre giorni e mezzo, insieme alla gran parte dei partecipanti. Perciò mi ritengo, per meriti acquisiti sul campo, perfettamente titolato a raccontare i miei personali errori, i fallimenti ed i tentativi di miglioramento almeno sul come, quando, quanto mangiare e bere durante lo svolgimento di un trail in “assetto non competitivo”, che poi è quello di noi comuni mortali senza alcuna ambizione di classifica.

Pertanto, tramite alcuni brevi articoli settimanali, porgerò alcune mie riflessioni su diversi aspetti al fine di dare qualche indicazione – spero utile! – al paziente lettore, man mano che ci avviciniamo alla partenza.

IL TUSCANY TRAIL

Quando decidiamo la partecipazione ad un evento di una certa lunghezza come il Tuscany Trail, accettiamo una sfida che consiste nel riuscire a completare un percorso sicuramente affascinante, ma talvolta duro e difficile, che ci impegnerà per giorni e notti. Ma il Tuscany Trail non è solo questo. E’una sfida mentale prima ancora che fisica, che parte da lontano, dal giorno stesso in cui abbiamo cominciato a pensarci su, a valutare se è roba per noi, se potremmo farcela, se potremmo distaccarci dagli impegni lavorativi e dagli affetti familiari per il tempo necessario, se ne vale la pena di giocarci le ferie, cosa dirà la moglie. “L’anno prossimo lo faccio anch’io”. E già la fantasia galoppa, si comincia a pensare a ciò che serve, e l’aspettativa cresce insieme all’emozione, come quando ci accingiamo a scartare il pacco di un giocattolo nuovo e desiderato da tanto tempo. Un anno passa velocemente, ed eccoci qui, stavolta si va, ci siamo quasi. Adesso dobbiamo stare attenti. Manca un mese allo start, e questi pochi giorni passeranno in un lampo. Ci siamo attrezzati a dovere? Ci siamo allenati? Abbiamo pensato a tutto? Perché se gli imprevisti sono il sale dell’avventura, l’impreparazione ne è la rovina. Abbiamo messo in conto che la fatica, il sonno, e taluni spiacevoli dolori diventeranno nostri fedeli compagni già dalla sera del primo giorno; ma quanto dovremo e sapremo sopportare dipenderà dalla nostra preparazione e dai nostri obiettivi personali.

Il Tuscany Trail è una manifestazione non competitiva, e perciò ognuno dovrebbe essere attento solo alla propria prestazione e non a quelle altrui. Tuttavia molti non rimarranno insensibili agli stimoli agonistici: qualcuno vorrà far meglio dell’anno precedente; altri con particolari doti atletiche vorranno provare a segnare il tempo di riferimento;qualcun altro proporrà una sfida “tra gentiluomini”. In ogni caso, tutti i finisher non resisteranno alla tentazione di controllare la propria posizione sul foglio della lista d’arrivo. Al via la piazza sarà gremita di ciclisti provenienti molte nazioni, e saranno rappresentate tutte le categorie: uomini e donne, giovani e meno giovani, studenti e pensionati, esperti e novizi, atleti e cicloturisti. Tanta gente diversa, ma tutti lì palpitanti in attesa di scartare il giocattolo, e a ognuno il suo. Perciò, quello che assolutamente dovremo evitare come la peste, è il rimanere delusi. Un anno di attesa per poi rimanere delusi, proprio non andrebbe giù.

Ma in effetti, che giocattolo è? Se fosse una gara, le regole del gioco sarebbero chiare: vai per competere, uno vince gli altri perdono, e le gare si corrono alla spasimo, “alla guerra come alla guerra”. Ma qui no, è tutto indefinito, a parte il percorso. Non c’è classifica e non c’è un tempo massimo; ciò concede al partecipante l’onere di disegnare il modello della propria impresa sulle misure delle proprie aspettative e possibilità. Questo implica una buona conoscenza di sé stessi, delle proprie aspirazioni e dei propri limiti; l’inesperienza porta spesso a valutazioni errate. Partire troppo veloci, cercando di mantenere il passo di altri più prestanti comporta un esaurimento precoce delle forze fisiche e mentali, ed è causa di ritiro e di cocente delusione; ma anche rimanere troppo indietro per eccesso di cautela fa cadere le motivazioni, e sarà la mente a farci fermare, prima ancora del corpo. Pertanto, se ci confronteremo solo con noi stessi avremo maggiori possibilità di riuscire nell’impresa e di assaporare, come unico ma prezioso premio, l’intima soddisfazione di comparire nell’elenco dei “finisher”, e l’anno prossimo potremo ancora migliorarci alla luce dell’esperienza acquisita.

In ogni caso, quale che sia la spinta motivazionale, ognuno dovrà fare i conti con le proprie energie fisiche e mentali. Per quanto la start line possa essere affollata di Biker agguerriti, il nostro avversario è solamente uno: il limite delle nostre forze. Converrà, pertanto, adottare tutte le strategie utili per preservare le energie più a lungo possibile, visto che dovranno assisterci per giorni e notti. E quindi, quali sono queste strategie?

UNO SPORT INESPLORATO

Qualcuno chiama “gare” questi eventi di lunghe percorrenze in autosufficienza. Ma non lo sono. Sono eventi non ufficiali, deregolamentati, e poiché non c’è classifica ufficiale non ci sono neanche squadre né sponsor interessati al risultato agonistico. E ciò fa si che poco si siano sin qui indagati con rigore scientifico gli effetti fisiologici a cui sono sottoposti moltitudini fortemente eterogenee per età e condizione fisica, per sesso, livello di allenamento, esperienza specifica, durante un trail lungo e impegnativo, pedalando e spingendo quasi senza sosta in privazione di sonno ed esposti a sole, pioggia, vento, freddo, caldo in continuo alternarsi. Il problema si pone poco se le percorrenze sono relativamente brevi, diciamo sotto i 300 km, e pertanto l’esposizione allo stress è di relativamente breve durata, oppure se il trail è affrontato con atteggiamento turistico concedendo tempo ad un buon riposo. Ma quando i chilometraggi si allungano, i giorni e le notti in sella si susseguono e la fatica diventa abnorme, allora sarebbe bene sapere cosa stiamo realmente affrontando, a cosa andiamo incontro, e come evitare che una bella avventura possa nuocere alla nostra salute, o di incappare in un incidente favorito dalla spossatezza.

In tutti gli sport agonistici, e a maggior ragione di endurance, l’impiego di una alimentazione specifica è strategico per sostenere la prestazione ed accelerare il recupero post gara, e pratiche particolari furono adottate già dagli antichi tempi di Olympia. Si conducono test e studi sugli atleti di vertice, in condizioni controllate, e ogni elemento è valutato ai fini della performance. Da qui deriva l’ideazione e l’uso, ormai diffuso e spesso abusato, di integratori e alimenti funzionali prima dopo e durante la gara.

Dott. Andrea Pizza – cell. 335 6032077 – pizzaandrea60@gmail.com – biologo-nutrizionista.info

Tuscany Trail kit list

Il Tuscany Trail è per molti la prima esperienza di evento bikepacking. Quando si affronta per la prima volta questo genere di avventure è facile essere insicuri riguardo la bontà della propria attrezzatura. Di seguito vedremo quindi una sorta di “Tuscany Trail kit list“ (una lista della spesa) che potrà essere utile per capire se si ha tutto il necessario per affrontare la Toscana in sella alla propria bicicletta.

Bisogna dire subito che la lista degli oggetti è un argomento estremamente personale in quanto dipende molto da come si vuole affrontare il Tuscany Trail (dormire in tenda – dormire in strutture; cucinare – mangiare al ristorante; puntare alla prestazione – fare una vacanza). Ci sono però delle cose che difficilmente possiamo evitare di portare e quindi, grossomodo, ognuno dovrebbe avere con sé.

ATTREZZATURA MECCANICA

Bisogna considerare che il percorso del Tuscany Trail si sviluppa quasi sempre in prossimità di centri abitati con negozi di bici da poter sfruttare in caso di necessità.

ABBIGLIAMENTO

La partenza del Tuscany Trail è il 30 maggio. Se tralasciamo il meteo del 2016, solitamente in quella data le autostrade si riempiono di auto con persone che vanno al mare a prendere il sole e fare il primo bagno della stagione.

Il vestiario da avere dovrebbe essere il più flessibile possibile in quanto il percorso prevede il passaggio a 800 m di quota, dove potrebbe fare freddo, ma anche il passaggio all’interno della Val d’Orcia dove potrebbe fare molto caldo.

All’interno della lista sono presenti due oggetti che potrebbero non essere ritenuti importanti: il gilet catarifrangente e il campanellino. Tralasciando il fatto che è un obbligo di legge, vi invito a riflettere sulla loro utilità pensando alla possibilità di dover pedalare al calar del sole lungo una strada trafficata e alla possibilità di dover attraversare il centro di Firenze durante l’ora di punta dello shopping (qualcuno lo ha definito il punto più tecnico del percorso).

  • completo di scorta (pantaloni maglia intimo calzini)
  • completo antipioggia
  • una maglia maniche lunghe cotone per dormire/mangiare
  • pantaloni corti
  • calzini caldi
  • guanti mezza stagione
  • gilet catarifrangente
  • campanellino

LAVARSI

Si, perchè un minimo di igiene personale dovrebbe esserci anche se molti sfruttano il Tuscany Trail per vivere allo stato brado! Battute a parte si tratta di pochissimi oggetti che vi consentiranno di avere un aspetto e un odore quantomeno decoroso…

MANGIARE

Ritengo che durante il Tuscany Trail sia d’obbligo fermarsi a mangiare nelle trattorie che si trovano lungo il percorso. Non sarebbe un’esperienza a 360° arrivare a Capalbio senza aver assaggiato la cucina tipica toscana. Solo il minimo indispensabile per non rimanere a corto di energie.

  • 2 barrette
  • frutta secca

DORMIRE

Chi vuole vivere il trail in maniera avventurosa non può non passare almeno una notte sotto le stelle. Il compromesso migliore è utilizzare il bivy bag evitando così il peso e l’ingombro della tenda. Ovviamente chi decide di dormire in albergo può evitare questa attrezzatura (tranne la luce frontale):

  • sacco a pelo
  • materassino
  • bivy bag
  • luce frontale

VARIE

Si tratta di oggettistica varia. Estremamente personale e in funzione di ciascuno di noi. Mi raccomando portate sempre con voi un documento di riconoscimento.

  • caricatore cellulare
  • batteria esterna
  • chiavi di casa/macchina
  • soldi
  • bancomat
  • carta identità
  • batterie di riserva per gps
  • cartina con altimetria

PRIMA DI PARTIRE

Ci sono dei controlli essenziali da fare appena prima di partire.
Il primissimo è quello di controllare il meteo. In funzione di quello possiamo portare 2 borracce invece di una oppure una maglietta a mezze maniche invece di una felpa.
L’altro essenziale controllo deve essere fatto alla bicicletta e all’attrezzatura elettronica. In particolare il controllo della bicicletta deve essere fatto a pieno carico quando si controlla forcella e funzionamento del cambio, da un lato il peso aggiuntivo influisce sul fondo corsa di forcella/ammortizzatore e dall’altro lo schiacciamento dei cavi può influire sul funzionamento del cambio.

  • batteria cellulare
  • batteria gps
  • controlla se hai la traccia gps installata correttamente
  • pastiglie dei freni
  • pressione forcella/ammortizzatore con bici a pieno carico
  • funzionamento del cambio fatto a bici carica.

Decalogo del Tuscany Trail

Con questo decalogo vogliamo rimarcare con forza il vero spirito di questo evento. Lo vogliamo fare in quanto in questi anni abbiamo assistito a delle “storpiature” che hanno portato il mondo del bikepacking lontano da quello che era originariamente. Avendo bene in mente l’origine e lo spirito di questo evento, abbiamo scritto quindi il Decalogo del Tuscany Trail.

1 – Usa la bicicletta che più ti rende felice

Non ti chiedere quale sia la bicicletta più adatta al percorso del prossimo Tuscany Trail, chiediti invece qual è la bicicletta che ti rende più felice mentre la pedali. Ricorda che non devi arrivare “prima” ma devi arrivare “meglio”.

Il dibattito sulla bicicletta più adatta per affrontare il Tuscany Trail è sempre stato il più acceso. Il percorso è pensato per essere pedalato con una MTB ma in tantissimi negli anni lo hanno fatto con la gravel. Però anche con le fatbike, le full, in single speed, in tandem e di corsa. La verità è che il tracciato è vario e una vera risposta a questo quesito non c’è.

2 – Pedala con persone che non conosci e fai nuove amicizie

Vieni pure alla partenza insieme al tuo gruppo di amici ma mettiti d’accordo solamente su come rientrare a casa una volta raggiunto l’arrivo. Il resto del percorso passalo insieme alle persone che avranno il tuo stesso passo. Condividi insieme a loro parte della “fatica”, condividi una stanza di un agriturismo e magari una bella cena. Una nuova amicizia sarà uno dei più bei regali che ti potrai portare a casa.
Preparati a fare nuove amicizie e magari rinfresca il tuo inglese. Probabilmente i tuoi amici non li rivedrai più fino all’arrivo e ti ritroverai a pedalare insieme a ciclisti da tutto il mondo. Sarà un’esperienza che ti arricchirà moltissimo.

3 – Pedala al calar del sole

Hai presente quando il sole comincia a spostarsi verso l’orizzonte e il cielo inizia a diventare rosso? Quello è uno dei più bei momenti della giornata. Cerca di godertelo mentre dai gli ultimi colpi di pedale.

Cerca di essere preparato al meglio per goderti il tramonto e le prime ore del crepuscolo. Dotati di un giubbino catarifrangente e di luci anteriori e posteriori di qualità. Fatti sempre vedere dalle auto.

4 – Inizia a pedalare appena prima dell’alba

Fuori sarà ancora tutto buio e la maggior parte delle persone dormiranno ancora. Tu però cerca di essere già in sella con la tua luce accesa a illuminare la strada. Farà un po’ freddo ma non temere, appena vedrai i primi raggi del sole ogni sacrificio sarà ripagato.

Preparati il giorno prima, all’alba troverai tutto chiuso per fare colazione. Metti nelle borse qualcosa da mangiare e approfitta del primo bar che troverai lungo strada per goderti un cornetto e un cappuccino.

5 – Dormi una notte all’aperto

Non importa la tenda, va benissimo solo il sacco a pelo e un materassino. Trova un posto un po’ lontano dai centri abitati, magari organizzati con qualche altro partecipante e goditi una notte all’aperto sotto al cielo stellato. Sarà il miglior albergo che potrai trovare lungo il percorso.

Tuscany Trail è sinonimo di avventura e il dormire all’aperto è la sua massima espressione. Se non ti senti tranquillo aggregati con qualcuno, sicuramente ne avrai occasione.

6 – Mangia toscano

Lascia perdere le barrette energetiche. La Toscana non è famosa solo per le sue strade bianche ma anche e soprattutto per la sua cucina. Dai panini con la “fetta di pane” toscano oppure la schiacciata, alla bistecca alla fiorentina passando per i dolci. Mi raccomando occhio con i vini. Goditi la Toscana a 360°.

Ricorda che ti ritroverai in una regione che è famosa a livello mondiale per la varietà e la qualità del suo mangiare e bere. Non ti riguardare a ingurgitare calorie che tanto pedalando brucerai tutto. Cerca di assaggiare più piatti possibili.

7 – Evita di pedalare a notte fonda

Non pedalare durante la notte, è pericoloso e inoltre non potrai vedere il panorama. La notte è meglio dormire per avere più energie il giorno successivo. E poi dopo una cena toscana vorresti davvero rimetterti a pedalare?
Nessun divieto nel pedalare durante la notte ma perché farlo? Non si vince niente ad arrivare primi oppure prima di qualcun altro. Le ore notturne sfruttale per riposarti, fare amicizia, bere una birra o magari fare il bucato…

8 – Non ti imporre dei limiti temporali

In molti si impongono dei limiti temporali. Ovvio che la maggior parte di voi ha famiglia e un lavoro ma è pur vero che se arrivate alla fine del Tuscany Trail il giorno dopo a quanto previsto non muore nessuno. Ricorda che prima arrivi alla fine e prima è tutto finito… Cerca di godertela!

Lascia a casa l’ansia da orologio. Il Tuscany Trail c’è una volta l’anno e chiunque si può permettere di stare qualche giorno fuori di casa. Concorda con famiglia e lavoro certo ma stai largo con le tempistiche.

9 – Pedala sotto la pioggia

La pioggia fa compagnia, fidati. Non ti far spaventare da due gocce d’acqua che per fortuna non siamo fatti di zucchero. Vedrai il panorama mutare, i colori si faranno più scuri, intensi e potrai finalmente rinnovare il completo impermeabile. Alla fine vedrai che spunterà di nuovo fuori il sole.

Affronta con consapevolezza il meteo. Difficilmente il meteo sarà rigido ma non ti far trovare impreparato. Pedalare sotto la pioggia potrebbe diventare fastidioso senza un abbigliamento idoneo. Se dovesse venire giù il mondo però puoi sempre stare a godere del panorama da sotto una tettoia.

10 – Divertiti

Chi viene al Tuscany Trail lo fa non solo per mettersi alla prova ma soprattutto per vivere un’esperienza. Fai che questa esperienza sia appagante e divertente. Cerca di assaporare e vivere nella giusta maniera il vero spirito del Tuscany Trail. Saranno giornate dove la mente sarà sgombra dalla routine quotidiana e l’unica colonna sonora che sentirai sarà il rumore della tua ruota libera!

Il Tuscany Trail è molto di più di un evento bikepacking, è molto di più di una lunga pedalata, il Tuscany Trail è un’esperienza che ti lascerà il segno. Fai che sia il più positivo possibile.

Il mio Tuscany Trail 2018 di Silvia Marcon

Giovedì prima della partenza

Vengo da una settimana pesante. Domenica gara vertical di corsa in montagna…

Gambe doloranti per tutta la settimana, sono davvero preoccupata, “non posso partire con questi dolori”…

Preparo le borse: una borsa da manubrio con tenda e materassino ( il sacco a pelo l’ho lasciato a Francesco, il mio compagni di vita e di viaggio), una borsa sottosella con un cambio, lo spazzolino, dentifricio, anti vento, guscio, due o tre paia di mutande e calzini, e per finire, una borsa da telaio con barrette, telefono, portafoglio. Preparo anche le borracce, ne avrò sempre una solo con acqua e una con i sali.

Venerdì prima della partenza

Siamo pronti, si parte! Carichiamo le bici sul nostro “furgo-albergo” che ci ospiterà per la notte pre-partenza. Arriviamo a Massa…che emozione, quanti ciclisti in trepida attesa, tutti che scrutano come sono equipaggiati gli altri, che bici hanno, che borse montano, quali gomme hanno scelto….c’è qualcuno con la single speed e addirittura una coppia con il tandem, che festeggiano il loro anniversario di matrimonio; lei ha un piccolo velo da sposa attaccato al casco, che carini! Ancora mi chiedo come abbiano fatto ad affrontare le parti più tecniche di questo TT.

E’ ora di cena, cerco di fare un pasto completo ad abbondante, ma leggero. Capitiamo in un locale strano, con una Drag queen che fa karaoke..che posto!

Poi dritti a nanna, nel nostro furgo-albergo, con un po’ di adrenalina in corpo. Non vedo l’ora di domattina!

Sabato, primo giorno

La mattina della partenza è arrivata, sveglia alle 6.30, ultimi aggiustamenti alla bici e si parte per il ritrovo in piazza a Massa. 750 persone pronte, cariche e felici…c’è un bel clima di festa. Un cappuccino, una briosche e via, alla volta di Firenze, passando per Lucca; oggi ci attendono 147km con 2000D+, ce la farò?

In questa prima parte del tracciato si alternano strade asfaltate e single track tra i boschi.

Non ricordo il pranzo, credo comunque di aver mangiato poco, presa dalla foga e dalla voglia di non fermarmi…forse un panino al volo…avevo fretta di continuare, non vedevo l’ora di arrivare a Firenze!

Errore fatale! Intorno al 100esimo km crisi! Inizio ad avvertire stanchezza, le gambe rallentano, inizia la nausea che spesso mi accompagna anche durante i trail in montagna; dovrei mangiare, lo so, ma in quel momento è proprio l’ultima cosa che avrei voglia di fare, mi si è chiuso lo stomaco.

Mi devo forzare a mangiare mi ripeto, e decido quindi di fermarmi. Pizza e coca cola prima di Firenze, sono esausta, i primi pensieri negativi affiorano, inizio a pensare di non farcela, né oggi, né nei prossimi giorni, forse non fa per me, non posso essere già cosi stanca il primo giorno!

Mi faccio forza, mancano 20km a Firenze, dobbiamo superarla per non piazzare la tenda in periferia, che effettivamente, non ispira molto…

Finalmente arriviamo in piazza Duomo al buio, con la frontale; è sabato sera, c’è tantissima gente, dovrei essere felice ed invece l’unica cosa che riesco a pensare è “basta, non ho più forze, la nausea mi perseguita, dove e soprattutto quando dormirò?”

Mentre ci scattiamo qualche foto davanti al Duomo, ci raggiungono due ragazzi molto simpatici, che cercano anche loro un posto dove dormire, loro hanno solo sacco a pelo e bivy bag, niente tenda… si chiamano Ralph e Lorenzo. Li rincontreremo spesso durante il percorso.

Proseguiamo con loro fino a Bagno Ripoli, nel frattempo un altro gruppo ci raggiunge, ma loro proseguiranno, noi invece ci fermiamo finalmente in un prato con l’erba appena tagliata; in pochi minuti si piazza la tenda e finalmente si dorme…nemmeno il tempo di togliere le lenti a contatto che già dormo, e solo durante la notte mi sveglio con gli occhi tutti appiccicati e mi ricordo di toglierle. “Domani starò meglio” continuo a pensare.

Durante la notte altri “tuscaniani”, come mi piace chiamare i partecipanti del TT, ci vedono accampati lì e decidono di fermarsi accanto a noi per fare gruppo e sentirsi un pochino più tranquilli.

Domenica, secondo giorno

La mattina seguente sveglia alle 5.30, smontiamo la tenda, riponiamo tutto nelle borse e ripartiamo, con la speranza di trovare prima possibile un posto per far colazione…e invece…nulla per parecchi km. E’ domenica, nel paesino è tutto chiuso, e si parte subito con una bella salita da 300mt di dislivello in mezzo a boschi e ulivi. Posti meravigliosi! Fortunatamente ho delle barrette per riuscire a pedalare; è dalle 19.00 della sera prima che non mangio.

Alle 9.00 fa già un caldo incredibile.

Finalmente un bar! Mangio di tutto, non devo ripetere l’errore di ieri…cappuccio, torta, panino con prosciutto e caffè. Ralph e Lorenzo sono ancora con noi.

Prendo un panino col salame da portare via, mi lavo un po’ alla buona nel bagno e via, riparto bella carica!

Oggi la giornata prevede tratti duri, sterrati, salite e discese ripide e tecniche, con un totale di circa 1800 mt D+ e 130km per arrivare a Siena.

Il caldo è insopportabile, fortunatamente in questo tratto ci sono parecchie fontane per riempire le borracce e bagnarsi la testa.

L’impegno fisico, ma forse ancor di più mentale, è tanto. Per una come me, che ha poca esperienza in MTB, la tensione e la concentrazione, succhiano un sacco di energia.

Penso “Ho bisogno di mangiare, meglio però fare prima quella salita e poi mangiare il panino al salame, così non faccio la salita con la digestione in corso”. Secondo errore fatale…troppo tardi, riparte la nausea, mangio il panino contro voglia, convinta che mi aiuterà a stare meglio, e sarà in effetti così, ma non per molto.

Riprendiamo la pedalata alla volta di San Gimignano; ad un tratto, incontriamo sulla nostra strada alcuni alunni con le loro maestre lungo un torrente…stanno facendo una festa di fine anno scolastico, con tavolate piene di cibo e bevande, dalle costine, alla crostata di mirtilli…c’era di tutto di più. Ci sorprendono offrendoci tutto ciò che vogliamo, in cambio di una piccola offerta. Bevo due bicchieri di coca cola, un pezzetto di crostata, ringrazio, saluto tutti e riparto.

Eccoci qui, siamo finalmente a San Gimignano! Testa sotto la fontana e gelato ci volevano proprio, ma la stanchezza è davvero tanta. Mi siedo per terra per quasi mezz’ora, con la testa tra le mani, cercando di decidere se proseguire…non voglio mollare, voglio arrivare a Siena!!

Francesco, con cartina e cellulare alla mano, cerca qualcosa su Google…gli chiedo cosa sta guardando, lo vedo pensieroso…mancano ancora 50km con 800 mt, sono le 17.30, tempo per pedalare ce n’è ancora tanto, ma le forze non riesco a recuperarle. Nel frattempo arrivano anche Ralph, i ragazzi di Torino ed il gruppo di ragazzi svizzeri, che avevano dormito con noi la prima notte. Mi fa piacere vederli, vuol dire che, in fondo, non sono poi così tanto indietro rispetto ad altri che sono partiti con me da Firenze.

Loro decidono di ripartire, io non vorrei mollare, ma Francesco mi guarda e mi dice “ho deciso io, per oggi ci fermiamo qui, non puoi pedalare così, è inulti proseguire trascinandosi lentamente. Riprendi le forze, facciamo una bella cena, dormiamo in un letto, ci facciamo una doccia e vedrai che domani sarai un treno!”.

Ok, mi arrendo, gli do retta, sperando di riprendermi. Prenotiamo un B&B in centro, ci facciamo una doccia rigenerante ed usciamo alla ricerca di un posticino per cenare.

In giro per San Gimignano i “Tuscaniani” si riconoscono subito; infradito, facce stanche, abbigliamento improponibile rispetto alla gente tutta vestita bene per la serata nei ristoranti.

Scegliamo un piccolo ristorantino carino. Io, che sono golosissima, ho sempre fame e ingurgiterei qualsiasi cosa, quella sera faccio fatica a finire un piatto di buonissimi pici all’aglione ed un po’ di tagliata con verdure grigliate.

Mi sta per cadere la testa nel piatto, devo dormire!

Lunedì, terzo giorno

La sveglia suona alla solita ora…5.30, sto meglio, colazione e via! Mi rendo conto che non sono ancora al 100% come avrei voluto essere. Obiettivo di oggi arrivare fino a Radicofani, 150km.

Arriviamo finalmente a Siena, con la sua magnifica piazza, dove però purtroppo i vigili sono un po’ stronzi…non capisco perché ce l’hanno tanto con le biciclette! Non si può pedalare in centro, ma soprattutto, in piazza non puoi nemmeno camminare tenendo la tua amata bici per mano, devi lasciarla fuori! Ma che senso ha? Cosa cambia tra spingere un passeggino o spingere una bici?? Molti di noi vengono ripresi dai vigili, e minacciati di essere multati…rimaniamo tutti senza parole.

Decido di andare in farmacia a misurare la pressione, forse questa sensazione deriva dalla mia pressione bassa?

Secondo Francesco si tratta di ansia, paura di non arrivare nei tempi che ci eravamo prefissati, di non essere all’altezza, perché, come sempre, io pretendo tanto da me stessa, spesso troppo.

La pressione è perfetta 125/70. Non è la pressione, secondo il medico è la glicemia bassa, ma per fare il test dovrei aspettare mezz’oretta…troppo, devo ripartire! Proverò a sfondarmi di dolci, vediamo come va…mangio di fila 2 barrette, una banana, bevo un succo e riprendo a pedalare.

Magicamente finalmente inizio a sentirmi come vorrei, le gambe girano veloci, la nausea passa, ricomincio a sorridere, torna la positività e la voglia di godermi il viaggio. Mi sento forte, carica, determinata.

Questa sensazione non mi abbandonerà più fino alla fine! Ancora non mi spiego come due barrette ed una banana abbiano risolto il problema della nausea che avevo da due giorni, sarà stato quello? O il farmacista mi ha rassicurato e quindi mi è passata l’ansia? Mah, comunque sto finalmente come mi sarei voluta sentire dalla prima sera, quando è iniziata la crisi.

E vai, si pedala forte, le salite sono meno impegnative e tecniche, l’entusiasmo è alle stelle.

Mangio costantemente frutta, barrette, caramelline; ci fermiamo a Buonconvento a mangiare un gelato e un tramezzino che divoro in un nanosecondo; è tornata la fame e la golosità, buon segno!!

Alle 18.30 siamo a Pienza, passando per San Quirico d’Orcia, entrambe bellissime.

Questa parte del Tuscany Trail mi è piaciuta moltissimo…gravel roards in mezzo alla Val D’Orcia, quel tipico paesaggio collinare toscano con viali di cipressi e vecchie cascine immerse nel verde.

A Pienza non mancano certamente osterie e ristorantini che richiamano l’attenzione del palato…ma ci mancano ancora 35km a Radicofani, meta di oggi, e se ci fermiamo troppo per cena si fa buio, e pedalare diventa più stancante, anche se sicuramente ha il suo fascino.

Decidiamo quindi di non fermarci troppo per cena e di accontentarci di un piatto di pici al ragù in un bar, quei tristi piatti pronti scaldati al microonde, che però, con quella fame, sembrano pure buoni!

Scambiamo quattro chiacchiere con il proprietario del bar; in tutti i posti dove ci siamo fermati, i gestori erano curiosi di sapere da dove venivamo e dove eravamo diretti. I toscani sono fantastici, veramente accoglienti ed ospitali.

Acquistiamo un panino in un piccolo alimentari, quei posticini che da noi non ci sono quasi più, tutti chiusi, sostituiti dai grandi centri commerciali o dalle catene di supermercati.

Com’è bello invece fare spesa dal fruttivendolo, dall’alimentari, dal macellaio…sembra di tornare indietro nel tempo.

Partiamo per Radicofani, presto sarà buio e dovremo accendere le lucine e la frontale.

Siamo in una zona “strana”, un bosco con vari fiumiciattoli da guadare; a quell’ora di notte devo ammettere che un po’ di irrequietezza me l’ha messa. Se fossi stata da sola, non l’avrei fatto quel pezzo al buio, lo so.

Non ho voglia di fermarmi, togliere le scarpe, e rimetterle in continuazione…alla fine scarpe e calze inzuppate, ma è stato divertente ed avventuroso!!

Dobbiamo affrontare ora una lunga salita di circa 3km; la pendenza ci fa scendere dalla bici, a quell’ora, dopo 145km, proprio non ho più voglia di fare fatica, mi sento giustificata per aver deciso di farla a piedi.

Decidiamo che, a quella velocità, ci sarebbe voluto troppo tempo per arrivare in cima al paese, quindi piazziamo la tenda dove ci sono accampati già altri due ragazzi, mangiamo il buonissimo panino alla bresaola, e scivoliamo nel sacco a pelo insieme a vari insettini che giravano per la tenda e ci avrebbero tenuto compagnia per la notte stellatissima.

Martedì, quarto giorno

L’indomani ci svegliamo al solito orario, 5.30. In silenzio, per non svegliare gli altri, prepariamo tutto ed in mezz’ora stiamo di nuovo pedalando; sarà l’ultimo giorno? o ce ne sarà un altro? Ce la farò a fare 170km per arrivare a Capalbio? Sono determinata, ce la farò!

Facciamo colazione a Radicofani dove rincontriamo i ragazzi di Torino che avevano continuato da San Gimignano, quando noi invece, ci eravamo fermati. Ieri abbiamo pedalato tanto e, alla fine, ci ritroviamo ancora qui tutti insieme. E’ proprio bello rincontrarsi!

La mattinata prevede un percorso abbastanza piatto e lungo, con due salitone che portano ai paesi Sorano e Pitigliano.

L’arrivo a Sorano è sorprendente! Ti lascia a bocca aperta! Giri una curva lungo un discesone veloce su asfalto e te la trovi lì, di fronte! Sbam! Freni di colpo perché non puoi passar via troppo velocemente, devi goderti quella sorpresa e quella bellezza con la dovuta lentezza.

Ci fermiamo in questo paesino per due trancetti di pizza, un panino e una banana. Un abitante mi ferma e mi fa domande sul Tuscany Trail…”ma quanti siete??” “750 circa, qualcuno è già passato, altri passeranno nei prossimi giorni” rispondo io. “Più degli abitanti di questo paese!” risponde lui.

Il cielo inizia a scurirsi un pochino, una nuvolona nera ci perseguita ed inizia a piovigginare mentre arriviamo a Pitigliano, dobbiamo sbrigarci, scappare dalla nuvola, più avanti il cielo è azzurro!

Dopo 40 km senza un’anima viva e senza un posto dove poter riempire le borracce, ci fermiamo in una piccola frazioncina. Per raggiungerla dobbiamo fare una piccolissima deviazione dalla traccia, ma abbiamo bisogno di lavarci la faccia, bere qualcosa, riempire le borracce e mangiare un gelatino.

Parcheggiate fuori dal bar altre bici…qualcun altro ha avuto la nostra stessa idea.

Si riparte dopo un quarto d’ora di sosta, dopo lunghi 9 km in un prato, dove il sentiero è quasi inesistente, ai margini di un fiume, arriviamo finalmente ad Albinia. Da qui manca solo l’ultima parte del Tuscany Trail, il fantastico e temuto Monte Argentario.

Dico temuto perché le voci dicevano che era un po’ pericoloso, soprattutto se fatto al buio. A causa di queste dicerie, sono un po’ preoccupata, e non mi godrò veramente a pieno il Monte.

La salita per l’Argentario parte da Santo Stefano, dove, dopo una sosta per una focaccia ed una piccola spesa, ci accingiamo ad affrontare. Sono le 19.30, faremo la salita al tramonto e la discesa al buio.

Altri “Tuscaniani”, tra i quali anche la famosa coppia di Torino, decidono di non fermarsi lì, e di fare un’unica tirata fino a Capalbio…oramai è fatta, mancano 50km circa, non sono pochi visto che alle spalle abbiamo 500 km circa, dei quali, più di 100 solo oggi, ma la voglia di arrivare e l’adrenalina superano sicuramente la stanchezza.

L’Argentario è veramente affascinante, peccato per l’ansietta che mi ha accompagnato fino a Porto Ercole; non c’era nulla di più pericoloso rispetto ad altre parti del TT.

Arrivati a Porto Ercole si avvicina un ragazzo che decide di metterci al corrente che, nella parte di pineta che stiamo per affrontare al buio, con la frontale, ci sono i lupi!

A seguito di questa simpatica notizia, tutta la pineta di Feniglia è stata percorsa a 30km orari di media!!

Manca pochissimo, 9km, oramai ci siamo! Arriveremo per le 24.00? Parte una piccola sfida.

Maledico l’organizzatore Andrea che ha ben pensato di farci pedalare l’ultimo tratto in un sentierino con la sabbia che ti frena e ti fa infossare. Più di una volta, durante il TT, gli saranno fischiate le orecchie!

Sale la felicità… sono le 23.57 e siamo a Capalbio. Dov’è l’arrivo?? Mancano solo 3 min alle 24.00!! La traccia GPS finisce alla stazione, ma dell’arrivo non si vede l’ombra! Forse è di là, veloce veloce, pedala!

Alle 00.00 precise precise tagliamo il traguardo con un sorrisone che non dimenticherò e gli applausi di altri partecipanti che sono arrivati da poco.

Insieme alla gioia, un sentimento di malinconia mi stringe un po’ il cuore…che peccato, è già finita.

Mentre pedali ti sembra che i kilometri non passino mai, ed appena arrivi ti accorgi che è tutto finito, che è stato troppo breve.

Mi manca tutto…. la stanchezza, la polvere, gli incontri con gli altri partecipanti, le notti in tenda, il male al sedere, i panini, il buon vino, la gente curiosa, l’adrenalina, i colori, i profumi, i paesaggi, le lucertole, le farfalle e le lucciole.