Perché il gravel?

Testo e foto di Michele Minessi

Il gravel non è una moda, se anche lo fosse non lo è per me. Chi sono? Un amante dell’outdoor e in particolare della bicicletta in ogni sua forma. 

“Vieni in città in bici a bere una birra?“ “ok!”… “Ci buttiamo giù dalla cima di una montagna per sentieri?” “ok”… “Andiamo a farci una fracca di passi alpini questo we?” “ok” “Bici cariche e andiamo in vacanza?” “ok!”… Così è sempre stata la mia vita fin da quando ho spinto i primi colpi di pedale, e così prosegue tutt’ora.. ma scoprire il gravel ha immediatamente colmato quel senso di incompletezza che avevano centinaia di km per passi alpini su strade ormai sempre più pericolose, o giri in mtb per guadagnare una cima a pochi chilometri da dove son partito.

Tutto molto bello e appagante sia chiaro continuerò a farle queste cose, ma una bici gravel per me è il fascino di un giro studiato sulle carte, è strada ma è anche fuoristrada, è salire una bella strada alpina a ritmi e sforzi simili ad una bici da corsa ed una volta in cima tuffarmi su antiche strade sterrate in quota e poi giù in una nuova valle, è appenderci tre borse a andarci in vacanza, è la scoperta del territorio che pian piano tinge quella mappa mentale buia di forestali, strade, paesi e piccoli ed insignificanti ma bellissimi dettagli che ho sempre ignorato e mai avrei scoperto, ed ora colleziono fiero, ci porto amici o consiglio a chiunque mi chieda consigli. E ancora, è il senso di libertà, è toccare con mano la natura e non solo dai bordi di una strada, è muovermi veloce nella giungla urbana, è la sua naturale attitudine a macinare chilometri, è la sicurezza dello strumento solido ed essenziale, un telaio, pneumatici generosi e freni efficacissimi. E’ poter frequentare strade, b-road e forestali in sicurezza, ed ultimo ma non ultimo è il senso di fatica e appagamento del portare il fisico ad una stanchezza che tanto amo cercare. Questo è quello che amo di questa bicicletta, non è per tutti così ma questo è quello che mi ha legato a questo strumento. 

Sarà una moda? Può essere… ben venga ogni moda che migliori l’esperienza e il senso di benessere che mi da, e poi diciamocelo.. una bici gravel è proprio bella, è da quando son bambino che amo la bici da corsa, le sue forme e la sua essenzialità, e più volte ho provato a montarci le gomme più grosse possibile perchè cavolo si, cosi era bella da impazzire ma aveva dei limiti tecnici, ma ora qualcuno l’ha creata per me e davvero ha fatto un bel lavoro! Ci sarà sempre qualcuno che mi dirà io quelle cose le facevo con una sola bici e non la chiamavo gravel, mtb o bici da corsa.. probabilmente ciò che gli manca è tutto quello che vi ho raccontato, il gravel è solo un strumento. Ora basta parole.. usciamo, stiamo all’aperto, pedaliamo, pianifichiamo, sudiamo divertiamoci e godiamo!

Perché i viaggi in bicicletta

Parole e immagini di Sara Ischia

Con la bicicletta si diventa Grandi! 

Tutti noi ricordiamo la nostra prima bicicletta, quasi sicuramente di seconda mano, di qualche cugino magari, la mia la ricordo rossa un pò arrugginita, con le rotelle. La bicicletta è e sarà sempre presente nella nostra vita, ci accompagna nella crescita e non parlo solo di altezza, segue i nostri progressi e le nostre trasformazioni. Senza accorgercene abbiamo imparato tanto da lei, ad esempio che dall’alto si ha una vista migliore e che dopo la salita c’è la discesa. Già da giovanissimi ci siamo scontrati con la fatica, abbiamo imparato a conoscere meglio noi stessi, la nostra forza, la nostra testa e il nostro spirito di adattamento. Ma pedalare non è solo fatica, è velocità, è correre in discesa con il  vento in faccia, è felicità. È uscire di casa in maniche corte e provare a raggiungere la neve, trovare cioè altre temperature, altra vegetazione, un altro clima, un altro silenzio. Più il viaggio sarà lungo e più saranno le differenze che incontreremo, altre lingue, culture, architetture e paesaggi.

Io pedalo su una bici che porta il nome di un albero, con lei attraverso città, paesi, boschi, raggiungo le cime delle montagne e corro lungo gli argini, per fare questo e viaggiare tranquilla ho scelto dei copertoni resistenti dei Pirelli Cinturato, scorrevoli e sicuri su ogni tipo di terreno che sia asciutto o bagnato, con un alto livello di protezione dalle foratura. Pedalo e quando sono stanca o le strade diventano troppo ripide spingo, ogni tanto accade che la carico su treni e traghetti, per me anche questo è viaggiare in bicicletta!

La cosa meravigliosa è rendersi conto che quell’oggetto, che è sempre stato con noi e che da bambini era un semplice giocattolo, visto con gli occhi di un adulto diventa un vero e proprio veicolo che ci porta ovunque, che sia un appuntamento in città o un’uscita nei boschi. E’ il nostro primo vero mezzo di trasporto che abbiamo a disposizione per scappare dalla quotidianità e viaggiare, raggiungere il mare, un passo alpino o qualsiasi altra destinazione e allora comprate, regalate e partite in bicicletta! Perché in bicicletta si viaggia con la giusta velocità, si impara la storia, la geografia, i confini, i nomi dei fiumi, si scoprono posti nuovi e si fanno incontri che arricchiscono la nostra vita. Si osservano paesaggi, centri storici, si ascolta e si impara a riconoscere i versi degli animali, i profumi, gli odori delle piante e dei fiori che crescono spontanei lungo i sentieri che percorriamo, ed è così che il viaggiare in bici diventa un’esplosione sensoriale.

Si può partire con un’idea di itinerario e stravolgerlo strada facendo a causa del brutto tempo o di qualche imprevisto, si possono seguire tracce studiate da professionisti o partecipare ad eventi organizzati, sono tutti modi di viaggiare intensamente per conoscere davvero un territorio. Il Tuscany Trail è proprio questo, è scoprire la Toscana nel suo periodo migliore, la primavera, in una regione ricca di fascino e di cultura dai paesaggi unici. Pedalare dalle montagne al mare passando per città ricche di storia, di palazzi, di giardini e parchi, viaggiando carichi di borse ma rimanendo leggeri, senza pensieri con la consapevolezza che viaggiare in bici non fa bene solo al fisico ma anche all’umore. 

Quando si parte le uniche cose sicure sono il punto di partenza e quello d’arrivo, tutto quello che sta nel mezzo è una sorpresa che si chiama Avventura ed è proprio per questo che in sella alla nostra bici, che abbiamo scelto e personalizzato, ogni Viaggio diventa straordinario!

Neve non ti temo!

Parole e foto di Bruno Ferraro

Brutte notizie, ho iniziato a mordermi di nuovo le unghie e questo non va per nulla d’accordo con il mio corredo di completi da ciclismo in lycra. Certo, non mi posso biasimare per questo vizietto, il periodo non è sicuramente dei migliori ma mi ritengo comunque fortunato per essere sempre riuscito ad uscire in bici. Ultimamente però le mie pedalate si sono fatte più riflessive, lasciando da parte i watt e facendo spazio ad un oceano di pensieri, idee e ragionamenti. Uno di questi ultimi per esempio è arrivato l’altra mattina pedalando tra i colli Asolani. Pensavo al fatto che ho sempre usato la bici come mezzo per evadere dalla quotidianità mentre in questo periodo, spesso, pedalare mi riporta alla realtà dei fatti: le innumerevoli restrizioni, le poche possibilità di movimento e l’overdose di tempo libero. In poche parole, sempre il solito giro.

Maledetta primavera, ci vuole ancora tanto? Maledetto virus, perché non cessi di esistere?

Da queste parti l’inverno non è malaccio, ma non del tutto adatto all’attività ciclistica. Io abito a Bassano del Grappa, ai piedi delle Prealpi Venete, dove tra un capannone e l’altro iniziano tra le più belle salite della regione.

Da dicembre a marzo mi trovo spesso in preda al dilemma di non riuscire a decidere che giro fare, visto che le opzioni sono molteplici ma presentano tutte delle problematiche. Vallate in ombra e controvento, massicci montuosi che vanno ampiamente sopra i 1000 metri di altitudine, mangia e bevi tra colline ghiacciate e i drittoni della Pianura Padana.

Di solito prediligo la montagna. La pace che si trova lassù è imparagonabile, ma di sicuro questo freddo non facilita la scelta soprattutto per come si preannuncia la discesa.

Questo inverno verrà sicuramente ricordato come il periodo delle abbondanti nevicate ma delle scarse sciate. Ogni volta che guardo a nord, verso il Grappa, rimango affascinato nel vederlo coperto di bianco e puntualmente mi passa per la testa l’idea di salirci.

Oggi è un giorno di quelli, un sabato mattina di febbraio con un cielo limpido e senza nuvole. La temperatura è talmente bassa che non c’è umidità nell’aria e le gocce di condensa solidificate sul vetro di casa brillano, riflettendo i raggi di sole mentre apro la finestra. Eccolo lì il Grappa, irradiato dalla luce del mattino, così nitido da poter vedere la cima con il suo ossario. Il suo richiamo è forte e tutto sommato la giornata sembra perfetta. Decido di prendere la gravel, riempire la borsa telaio con vestiti di ricambio e prepararmi a partire senza troppi tentennamenti. Finalmente a zonzo! Come al solito l’aria è fredda ma il sole è piacevolmente tiepido: si preannuncia una salita inizialmente calda quindi apro la giacca per evitare un’eccessiva sudorazione. Ed eccomi qui, dopo nemmeno 15 minuti, a superare il primo dei vari tornanti della strada Cadorna, che dopo 25 chilometri conduce fino in cima al Grappa.

Questa strada è l’unica sufficientemente pulita e mantenuta durante l’inverno, le altre vie seppur più spettacolari sono spesso impraticabili in caso di nevicate. Visto che sono in gravel, decido di attuare una variazione sul percorso. Grazie ai Cinturato Mixed ben tassellati allungo per una località chiamata “Colli Alti”, che si affaccia verso ovest sulla Valbrenta e che a nord si allunga in un sentiero piuttosto semplice ma molto bello e panoramico. Siamo oltre i 1000 metri di altitudine e di neve ce n’è già in abbondanza. Fortunatamente alcuni mezzi, passati i giorni precedenti hanno battuto più di una traccia appiattendo la neve. Le ruote scorrono bene facendomi pedalare senza rallentare l’andatura ma soprattutto senza rischiare di dover camminare per tutta la deviazione. Proseguo verso il col Fenilon e poi l’alpe Madre non riuscendo a smettere di fotografare la spettacolare scena in cui mi trovo. Ritorno su asfalto per poi scendere con cautela verso la seconda metà del percorso che porta da Ponte San Lorenzo a cima Grappa.

Salendo di quota lo scenario si fa’ incredibile, gli alpeggi e le varie malghe sono coperti da quasi un metro di neve, lì attorno si riescono a scorgere le tracce di qualche ciaspolata avvenuta poche ore prima. Alcuni ragazzi hanno disegnato dozzine di linee con lo snowboard su tutto il pendio a sud del Costone: è il paradiso del freeride ed è incredibilmente vicino a casa nostra.

Gli ultimi 5 chilometri di salita sono i più spettacolari, varia spesso l’orientamento della strada e quindi lo scenario cambia man mano che si sale. Da un lato si continua a scorgere la pianura e se si guarda bene si possono notare i riflessi del sole sulla laguna di Venezia, dall’altro lato i pendii si fanno dolci e preannunciano il culmine della salita. Si oltrepassano vari monumenti e memoriali a ricordo delle guerre, qui sono state combattute terribili battaglie, a pensarci stento a credere che qualcuno abbia potuto resistere per settimane con condizioni climatiche simili. Sorpassata l’ultima vera e propria curva si comincia a vedere il rifugio Bassano e al suo fianco l’ossario ai caduti della prima guerra mondiale, che si erge su tutta la sommità del  Grappa. Finalmente in cima! Da qui riesco a scorgere anche il versante nord, dove in lontananza si incorniciano Lagorai e Dolomiti. Il termometro segna 6 gradi sotto zero ma dentro al rifugio l’atmosfera è calda e accogliente e io mi abbandono ad un bicchiere di vin brulè accompagnato da una fetta di strudel di mele, bottino decisamente meritato dopo i quasi 2000 metri di dislivello.

Le Bikeboobs alla partenza del Tuscany Trail 2021

“Camminare a me non va, in bicicletta vo’ meglio” diceva Margherita Hack e chissà come sarà andare in bicicletta sulle strade della sua e nostra Toscana durante il prossimo Tuscany Trail. Ce lo chiediamo da quando abbiamo deciso di lanciarci in quest’avventura. Ad oggi è entusiasmante; abbiamo idee da sviluppare, cose da progettare, dell’allenamento da fare, borse da provare. Il tutto condito da un misto di elettrizzante emozione al pensiero di essere alla partenza il 30 Maggio.

Saremo in cinque e siamo le Bikeboobs. Ci piace definire il nostro un gruppo semiserio di donne in mountainbike: usciamo per divertirci, pedalare insieme e chiacchierare, non per fare QOM! Il gruppo è il pink side dell’ASD Bikemood (www.bikemood.it – Centro Nazionale della Scuola Nazionale Maestri di Mountain Bike – AMI BIKE) e nasce nel 2019 nel Mugello (Firenze) con la voglia di avvicinare sempre più donne alla mountain bike con uno spirito inclusivo, divertente, gioioso e di condivisione. Ad oggi contiamo venti socie attive e un buon numero di sostenitrici.

Per farla breve, eravamo in tre, ci siamo guardate in faccia e ci siamo dette: “Possibile che non ci siano in tutto il Mugello altre donne che hanno voglia di pedalare con noi?”
E abbiamo iniziato a coinvolgere tutte quelle che incontravamo. Nel farlo ci siamo rese conto che quello che molte donne cercano in bici è, oltre all’aspetto sportivo e sfidante, la dimensione della pedalata tranquilla, del giro cicloturistico alla scoperta del territorio, della sua cultura e dei suoi sapori.

Via, via le nostre uscite si sono arricchite di curiosità culturali, di racconti e di soste gastronomiche. Non solo, il gruppo ha iniziato ad essere uno spazio di condivisione di idee e tematiche legate al femminile e la bicicletta è diventata il mezzo che ci unisce per portare avanti il nostro attivismo e sostenere cause che ci stanno a cuore, come la lotta al femminicidio e la ricerca contro il tumore al seno per fare solo alcuni esempi.

Organizziamo escursioni, corsi e attività al femminile e contemporaneamente cerchiamo di abbattere stereotipi e rivendicare la parità e i diritti delle donne. E lo facciamo in sella alle nostre bici.

Il nostro motto è YOU GO GIRL! e questo è lo spirito con cui affronteremo il Tuscany Trail. Qualcuna di noi ha già viaggiato in bici, per qualcuna è un’esperienza nuova. Per tutte è il primo viaggio in bici totalmente tra donne. In qualche modo ci sentiamo una responsabilità sulle spalle: quella di stimolare tante altre donne a partire in bikepacking.

Perché abbiamo scelto il Tuscany Trail?
Ci sono più ragioni, la prima e più scontata è che siamo toscane e quindi cosa meglio che fare un viaggio proprio attraverso la nostra regione? Secondo, ma non meno importante motivo, è che ormai il TT è un’istituzione nel mondo dei cicloviaggiatori e quindi ci sembrava l’avventura più giusta per portare il nostro messaggio al femminile.

Sappiamo che si tratta di un’avventura non banale, per questo ci stiamo preparando ad affrontarla al meglio anche grazie a due professionisti e amici, Giovanni Goti e Mauro Margheri, che sono entrati nel nostro mondo al femminile in punta di piedi e seguono la nostra preparazione fisica: “Vediamo cosa ognuna di voi può fare e facciamo il possibile per arrivare tutte insieme preparate in modo simile a questa avventura; e facciamolo senza che l’allenamento porti in secondo piano il clima di divertimento e spensieratezza del viaggio.” Questo è il nostro spirito!

Ma questa è solo una delle collaborazioni che sono nate. Scegliere di partire per il Tuscany Trail ha innescato un movimento simile a quello che fa un sasso quando cade nell’acqua: tanti cerchi concentrici che via, via si stanno allargando coinvolgendo sempre più persone. Come le nostre amiche pedalatrici bik(H)er! Insieme a loro e all’artista mugellana C_ska (c_ska_art) abbiamo realizzato un’illustrazione/messaggio che porteremo in giro sulle nostre maglie per tutta la Toscana.

Per il momento quindi pedaliamo, proviamo l’allestimento della bici (borse laterali? bikepacking? mix?), facciamo videocall infinite sognando le emozioni che questo viaggio ci regalerà. E non vediamo l’ora di incontrarvi al Tuscany Trail 2021!

Per concludere, grazie a tutte le donne del nostro gruppo che ci stanno supportando e aiutando a preparare il viaggio e alle attività del Mugello che credono nel nostro progetto e ci sostengono con il loro contributo.

Ci vediamo al TT 2021!

Potete seguire le Bikeboobs sui loro canali social: Facebook @therealbikeboobs /@bikemood Instagram @bike.boobs / @bikemood

Come mi alleno per il Tuscany Trail

Testo e immagini di Michele Minessi

Il Tuscany trail è un evento che accoglie ogni genere di ciclista, è difficile dire quale sia la preparazione adeguata e forse non sono nemmeno la persona giusta per farlo. Se vi capiterà di partecipare al TT noterete ogni genere di ciclista, di bicicletta e di allestimento, ci sarà chi partirà e non poserà il piede fino a Orbetello e all’opposto chi visibilmente fuori forma prendersi tutta la settimana dubitando pure di giungere al traguardo, deciso di godersi il viaggio, la cucina, deviazioni, visite e pernotti in ostelli. 

Tra i due estremi ci stanno bici leggere, pesanti, assetto touring, bike packing o solo zainetto, fisici più o meno scolpiti, giovani e vecchi, veterani o novelli, chi con il solo bancomat appresso o chi con borse, fornello, stoviglie, tenda e sacco a pelo.

Il testo di un articolo che tanti vorrebbero leggere immagino sia “Come mi alleno per il Tuscany Trail?” e a seguire una lunga esposizione di numeri, dati, km, tabelle, come trovare la motivazione e cose di questo genere. 

Io lo ribalterei in “Come non mi alleno per il Tuscany Trail”, sia chiaro, non arriverò a Maggio con una preparazione fatta di birra e panini lasciando la bici in cantina per tutto questo tempo. 

La mia formula è semplicemente la voglia di salire su una bici e pedalarla, ogni mattina per andare a lavoro con già in testa cosa farò la sera o nel weekend. Amo muovermi, che sia correre in montagna, pedalare su strade o sentieri, per me non è un’imposizione, pedalo perchè mi piace e passo gran parte dell’anno a farlo… questa propensione mi ha portato a cimentarmi in gare ed eventi sempre con relativa facilità.E’ l’avvicinamento ad un evento che amo, amo la quotidianità di tenere il corpo in uno stato di benessere che solo chi l’ha provato può capire. Non ho etichette, la sera dopo lavoro stacco dalla giornata in ufficio, vado dritto ai monti cittadini e, una sera senza vergogna l’attacco per strappare il mio miglior tempo come il peggiore degli agonisti, una sera la salgo a ritmo regolare ascoltando i miei pensieri, una sera salgo per sentieri e mi butto giù dalle piste dowhill, per me è un modo per archiviare positivamente la giornata, pedalare cacciare le tensioni, ritrovare se stessi nel buio della montagna, con il mio respiro, con la fatica, stagione dopo stagione.

Oppure altre volte la voglia è data dalla ricerca di cose nuove, esplorando angoli sempre più distanti da casa, passare ore a pianificare percorsi. 

Un’altra parte fondamentale del mio “allenamento” è avere sia la necessità di uscire con amici, ma altrettanto forte quella di uscire in solitaria, la bici permette entrambe le cose, il limite è nella persona.
A volte dico, potrei far di più, potrei avere più risultati allenandomi con i metodi che tutti conosciamo, potrei far più km perchè spesso l’unico rammarico di quando prendo parte a qualche competizione è finire la gara pensando, “cavolo se mi allenassi sul serio cosa sarei in grado di fare?”… potrei impormelo, ma con questa parola, impormelo, vado poco d’accordo.
Nonostante la passione per la bicicletta come oggetto e come mezzo per emozionarsi e fare esperienze stupende, ho tante altre cose a cui dar spazio ma nonostante tutto, forse solo ora la risposta alla domanda iniziale, per via di questa passione faccio senza frustrazione i km che tante persone troverebbero difficile anche solo fare anche in macchina ed ecco spiegato come ad un evento come Tuscany Trail arrivo senza particolari pensieri o piani per poterlo affrontare. 

Il suggerimento che do quindi è, arriva al Tuscany trail assecondando il tipo di ciclista in cui ti identifichi e goditelo, sarà un’esperienza che ti lascerà sicuramente un bel ricordo, questo posso assicurarlo dato che ci tornerò per la seconda volta! Ci vediamo sul percorso!

La libertà di viaggiare

Testo e immagini di Sara Ischia

In un periodo dove parlare di LIBERTÀ è difficile e pensare di VIAGGIARE è pura follia non ci rimane che SOGNARE, e di sognare non dobbiamo mai smettere! 

Sognare in grande, esagerare, pensare e programmare il prossimo viaggio, questo siamo liberi di farlo ed è grazie alla nostra fantasia che troveremo il vero motivo per alzarci al mattino, con la testa piena di sogni aspettando quel giorno, quando si potrà uscire senza limitazioni e partire senza pensieri. Partire per quel piccolo o grande viaggio nato dalla nostra fantasia, nato da quella reclusione forzata che non riusciremo a dimenticare facilmente, quella solitudine sfruttata come ricerca, fatta di ore al computer, di cartine aperte, di dita che tracciano e di segni di matita che indicano le possibili strade da percorrere, alcuni di questi rimarranno dei sogni impossibili altri si realizzeranno. Voglio pensare che quel giorno arriveremo pronti perché abbiamo avuto il tempo per preparare mentalmente le nostre borse e per capire qual’è l’attrezzatura migliore per noi. Io ho già scelto i copertoni per la mia bici Gravel, delle Pirelli Cinturato, ideali per le mie prossime avventure su sterrato. Il mistero rimarrà la stagione, quale sarà il mese della partenza? Non importa se sarà caldo o freddo, saremo pronti e io non vedo l’ora!

Al momento sogno di percorrere in più giorni possibili il Tuscany Trail, sogno di pedalare con la sola luce del giorno per non perdermi nessun particolare, rivedere città, pedalare in posti nuovi, su sterrati e strade bianche, passare dalle colline ai piccoli borghi e centri storici più belli al mondo. Fermarmi per assaporare prodotti tipici, incontrare persone locali magari chiedere loro dell’acqua per riempire la mia borraccia vuota, chiedere consigli su dove andare a mangiare e la sera trovare un bel posto per piantare la tenda. Svegliarmi con il canto di un gallo ed il sole che sorge tra i vigneti ripensando al bicchiere di vino bevuto la sera prima e provare a ricordare il nome della trattoria dove si è svolta la cena. So che sarà la fine di maggio, sarà primavera e sarà il Tuscany Trail 2021, se partirò sola o in compagnia ancora non lo so, la cosa certa è che, ad un evento di bikepacking così grande, non si è mai da soli! 

Il mio sarà un pedalare per riprendere il mio posto là fuori, prendere il mio tempo e sfruttarlo al massimo osservando quello che mi circonda, fermarmi per vedere da vicino quello che più mi incanta cercando di ristabilire un vero contatto con la natura. Mettermi alla prova pedalando sempre qualche chilometro in più, magari mettendomi in difficoltà per poi trovare delle soluzioni e alla fine accorgermi che, in quei momenti, la vita si riduce davvero all’essenziale, dormire e mangiare. 

La cosa che mi riempie di gioia è sapere che torneremo ad avere storie da raccontare e paesaggi da descrivere con le nostre parole più belle, quelle che escono dal cuore e che arrivano dritte a chi le ascolta.

Ci rimetteremo in viaggio, senza limitazioni, e sarà un nuovo inizio perché la bici è libertà e scoperta. Allora “SORRIDI, RESPIRA e VAI PIANO” questo è il mio motto. Sorridere si, perchè sorridendo apri il cuore della gente che incontri e che vedendoti in difficoltà sarà felice di aiutarti; respira e vivi questo momento, non è fatica è la tua AVVENTURA; rallenta e lascia che i tuoi occhi osservino tutto ciò che di bello sei riuscito a raggiungere con le tue sole forze. 

Non staremo solo pedalando, staremo vivendo e sicuramente saremo in un posto meraviglioso, senza paure perché là fuori c’è sempre qualcuno pronto a darci una mano, che sia per una piccola riparazione, un riparo per la notte o un buon consiglio.

Quello che possiamo fare in questo momento è allenarci, pedalare, abituare il corpo alla fatica, alle tante ore in sella e sognare. Io sogno in silenzio, ben nascosta, riempio le borse con poche cose ma scelte con cura, raggiungo il mio posto del cuore e ci trascorro la notte sognando di essere altrove. Anche questa è libertà, libertà di sognare aspettando la libertà di viaggiare! 

Perchè il gravel?

E se qualcuno ci venisse a domandare: “ma questo percorso è gravel?” la risposta sarebbe perlopiù sempre la stessa: “si, certo!”. Perché il gravel non è una categoria e tanto meno non delinea un solo tipo di percorso. È il post punk del ciclismo con una vena ribelle.

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Il mio primo Tuscany Trail

Testo di Andrea Fossati

Tuscany Trail 2020: l’arrivo a Massa

È un venerdì mattina diverso dal solito. Sveglia alle sette, doccia, caffè e poi macchina verso la Toscana. Cosa c’è di meglio che festeggiare il proprio compleanno regalandosi un’avventura in bikepacking con la bicicletta da gravel e in compagnia di due amici? Gilberto e Martin mi stanno aspettando a Massa: è da lì che partiremo per il Tuscany Trail 2020.

Dopo tre ore di viaggio in autostrada finalmente riesco a liberarmi dal traffico e a raggiungere il parcheggio del campo scuola. Alcuni ciclisti sono già intenti nelle operazioni pre-partenza e penso di essere in ritardo sulla tabella di marcia. In realtà non ho nessuna fretta: nei prossimi giorni dovrò solo pedalare e godermela, senza guardare l’orologio – se non per essere sicuro di trovare un tavolo per la cena al termine di ogni tappa. Sì perché il Tuscany Trail non è una gara e potrò staccare dalla routine quotidiana e fare quello che mi piace, senza stress. Ciononostante mi cambio in fretta, do una gonfiata alle gomme della bici e spero di non aver dimenticato nulla dell’equipment fondamentale per il trail. Vado finalmente a ritirare il mio pacco “gara“ e fisso con delle fascette la tabella del “Tuscany“ alla borsa della bici. Ritrovarmi alla partenza del mio primo Tuscany Trail, nel giorno del mio compleanno, dopo i mesi che tutti conosciamo è come essere già arrivato al traguardo. Riempio le borracce e premo finalmente il tasto di avvio del navigatore GPS: si parte per il Tuscany Trail 2020!

Tuscany Trail 2020: la traccia e il piano d’azione

Il Tuscany Trail 2020 consiste in un percorso di 500 chilometri con circa 8.000 metri di dislivello positivo che da Massa conducono a Orbetello. Nei giorni scorsi ho scaricato la traccia fornita dagli organizzatori e ho controllato distanze, altimetria e tipologia di superfici. Il dislivello non è poco e alcune salite non sono da sottovalutare. D’accordo con i miei due compagni d’avventura, decidiamo quindi di completare l’itinerario in cinque giorni: vogliamo goderci l’esperienza senza l’assillo dell’orologio, gustarci panorami e pause ristoro e arrivare a Orbetello sani e salvi.

Tuscany Trail 2020: la bicicletta e l’equipaggiamento

Strade bianche, asfalto e singletrack sono gli ingredienti del menu Tuscany Trail. Per affrontare l’avventura in sicurezza, senza rinunciare alla leggerezza, mi affido a una bicicletta da gravel in carbonio montata con ruote da 650B e copertoni da 50mm (rigorosamente tubeless) e una trasmissione 40-42. È un setup che ho collaudato più volte: veloce su asfalto, agile sullo sterrato e stabile nei punti più tecnici in discesa. Sono certo che farà il suo lavoro anche sul percorso del Tuscany Trail. Per trasportare il necessario ho equipaggiato la bicicletta con un set completo di borse da bikepacking: borse manubrio e sottosella impermeabili per l’abbigliamento, oltre a borsa da telaio e borsa sul tubo orizzontale per gli accessori. Questa volta tenda e sacco a pelo sono rimasti a casa.

La tappa #1 del Tuscany Trail 2020: Massa – Fucecchio, 91km - 1.110m D+

Sono le ore 13:30 di venerdì 25 settembre e partiamo da Piazza Aranci, nel centro storico di Massa. Sebbene manchi la partenza collettiva in stile Tuscany Trail per ragioni di distanziamento sociale, ci ritroviamo a pedalare in gruppo quasi da subito. Sento parlare diverse lingue. Si chiacchiera e si ride: capisco in fretta che l’atmosfera è internazionale e rilassata, esattamente quello che mi aspettavo. Dopo una ventina di chilometri incontriamo la prima delle due salite della giornata e il gruppo si sfalda. Martin attacca la pendenza come un vero grimpeur, ognuno ha il suo ritmo e ci si ritrova più avanti all’imbocco di un singletrail mentre facciamo una pausa. Proseguiamo quindi verso Lucca, dove abbiamo giusto il tempo di attraversare il centro storico prima di dover indossare l’equipaggiamento da pioggia completo. Gli ultimi chilometri nel bosco con le luci del tramonto ci fanno dimenticare la pioggia e arriviamo a Fucecchio per cena. Birra, pizza, dolce e digestivo, poi tutti a dormire.

La tappa #2 del Tuscany Trail 2020: Fucecchio – Tavarnelle Val di Pesa, 111km - 2.000m D+

Dopo una colazione da campioni al bar siamo di nuovo in sella. I primi 60 chilometri sono facili e scorrevoli e raggiungiamo Firenze per l’ora di pranzo. Tappa d’obbligo al chiosco del Trippaio del Porcellino in Piazza del Mercato Nuovo per un panino con lampredotto e un bicchiere di Chianti, la perfetta integrazione di proteine e sali minerali da bikepacker. Gilberto ed io approfittiamo della pausa per cambiare le pastiglie dei freni: il terreno è bagnato e sappiamo che ci aspetta uno dei tratti più tecnici del Tuscany Trail. Da Bagno a Ripoli in poi il gioco si fa più duro e affrontiamo una serie di singletrail nel sottobosco decisamente impegnativi, ma mai impossibili. Le ruote da 50mm montate su cerchi da 27,5“ si rivelano la scelta giusta e mi godo al massimo tutte le discese tecniche senza mai rischiare. Arrivare a Tavarnelle di Val di Pesa è comunque una faticaccia e i metri di dislivello concentrati negli ultimi 50 chilometri si fanno sentire nelle gambe. La ricompensa? Tagliatelle ai funghi porcini, filetto al pepe con patate al forno e qualche bicchiere di Chianti. E cantucci con il Vin Santo – ovviamente.

La tappa #3 del Tuscany Trail 2020: Tavarnelle Val di Pesa – Siena, 72km - 1.260m D+

Sono le 9:30 e siamo gli ultimi ciclisti a lasciare l’ostello. Ieri sera la hall era piena di bici e abbiamo ritrovato molte delle facce incontrate sul percorso: è bello conoscersi, salutarsi e poi ritrovarsi per caso chilometri dopo nello stesso posto con i gli stessi bikepacker. Il cielo non promette bene e le previsioni parlano chiaro: pioggia. Decidiamo quindi che la tappa della giornata sarà Siena. La via Francigena è la protagonista dell’itinerario e proseguendo verso il borgo di Monteriggioni il paesaggio toscano inizia ad assomigliare a quello che avevo in mente: colline gentili, vigneti e distese di ulivi. La pioggia inizia però ad essere incessante e dopo un’ora e mezza sotto l’acqua arriviamo finalmente a Siena. Doccia bollente, pici cacio e pepe, una visita (d’obbligo) a Piazza del Campo e riposo.

La tappa #4 del Tuscany Trail 2020: Siena – Radicofani, 106km - 2.000m D+

È lunedì mattina e ci svegliamo alle 6 consapevoli di dover recuperare sulla tabella di marcia: se vogliamo arrivare a Orbetello entro domani bisogna darci dentro. Tra noi e il traguardo ci sono 226 chilometri, ma soprattutto le salite più temute del Tuscany Trail, fra tutte l’ascesa (su sterrato) verso Radicofani. La Val d’Orcia ci rivela la Toscana in tutto il suo splendore, una bellezza capace di rendere meno indigesti i continui saliscendi su strade bianche con strappi da mal di stomaco. A San Quirico d’Orcia ritroviamo alcune facce già incrociate: la fatica inizia a vedersi sui volti di tutti e cerchiamo di motivarci a vicenda. Saliamo quindi verso Pienza (altro gioiello toscano), consapevoli che a breve dovremo affrontare lo spauracchio della giornata. La salita verso Radicofani inizia su asfalto e, dopo un paio di chilometri, diventa sterrato con un taglio brusco verso destra, di quelli che senza GPS perderesti. Martin e Gilberto scompaiono dopo poche pedalate. Da qui in poi la strada sale inesorabilmente per circa 4 chilometri, su brecciolino. Con rispetto e saggezza l’affronto, pensando che magari la corona davanti da 38T mi avrebbe reso la vita più facile. Arrivare in cima è una vera goduria. Giusto il tempo di organizzare l’alloggio per la notte e ci concediamo un bicchiere di vino in compagnia di altri bikepacker. La serata continua in un’osteria tipica, per la gioia del palato e la pace delle gambe stanche.

La tappa #5 del Tuscany Trail 2020: Radicofani – Orbetello, 120km - 1.600m D+

Ci svegliamo carichi per l’ultima tappa. Affrontiamo la discesa da Radicofani con le prime luci del mattino e la bruma che avvolge le colline. Sappiamo che oggi sarà tutto più facile, ma presto ci rendiamo conto che le colline della Maremma non sono affatto clementi. È un continuo saliscendi su sterrati entusiasmanti, di quelli che in discesa non tocchi mai i freni e in salita rilanci – fino a che non sbatti i denti su muri al 20% di pendenza. Questo è un po’ il tema della giornata e ci facciamo presto l’abitudine. Sosta caffè a Sorano, la città scavata nella roccia, una seconda pausa caffè e schiacciata a Pitigliano, gelato a Capalbio e finalmente vediamo il mare. L’aria inizia a scaldarsi e a profumare di macchia mediterranea. È il momento in cui realizzo di avercela quasi fatta. Arriviamo in pianura e la Feniglia di Orbetello ci accompagna fino al traguardo del nostro primo Tuscany. Foto di rito, birra di rito e tantissima voglia di tornare presto a pedalare sul percorso del Tuscany Trail!