Pirelli main sponsor del Tuscany Trail

ABOUT PIRELLI

Fondata nel 1872, Pirelli è, oggi, l’unica pure consumer tyre company focalizzata sui pneumatici per auto, moto e biciclette, e sui servizi ad essi collegati. 

Con focus sull’alto di gamma, Pirelli è nota in tutto il mondo per le sue tecnologie avanzate e può contare su oltre 3.600 brevetti ottenuti per raggiungere i massimi livelli di performance, sicurezza e contenimento dell’impatto ambientale. Pirelli è da sempre fortemente impegnata nella Ricerca e Sviluppo, area in cui nel 2020 ha investito il 6% dei ricavi da prodotti High Value.

Impegnata nel motorsport dal 1907, Pirelli è Global Tyre Partner in Formula 1 dal 2011, con un accordo prorogato fino alla fine della stagione 2024, ed è Fornitore Unico Ufficiale del WorldSBK dal 2004. Dal 2021, Pirelli è anche Fornitore esclusivo del Campionato del Mondo Rally FIA: un campionato in cui Pirelli ha già sviluppato alcune delle sue tecnologie più all’avanguardia, successivamente trasferite al prodotto stradale.

Dal suo ritorno nel ciclismo, Pirelli sfrutta e mette a disposizione del settore l’enorme bagaglio di tecnologie, brevetti e innovazioni messi a punto fino ad oggi.

PIRELLI E IL CICLISMO

Nel 2017 l’azienda rientra nel settore della bici. Si parla di un rientro perché di fatto le prime gomme da bicicletta di Pirelli, di cui si abbia memoria, risalgono al 1895. Le gomme Pirelli furono alla partenza del primo Giro d’Italia e, nel tempo, corsero con Pirelli anche grandi nomi del ciclismo, come Fausto Coppi, Gino Bartali o Alfredo Binda. 

A poco più di 3 anni dal lancio del suo primo copertoncino, il P ZEROTM Velo, Pirelli è diventata oggi uno dei player chiave nel mondo dei pneumatici da bici, sia nelle discipline road, con team World Tour del calibro di TREK-Segafredo, Team BikeExperience e AG2R Citroën, sia nelle discipline mtb, con team élite come il TREK- Pirelli.

La sua gamma spazia dai classici clincher e tubeless della famiglia P ZERO, alle gomme dedicate alla mountain bike, Scorpion TM MTB e ScorpionTM E-MTB, fino ai pneumatici dedicati alle bici da urban, city & trekking con la famiglia Cycl-e ed a quelle da endurance e gravel con la famiglia CinturatoTM. 

PIRELLI E IL MONDO GRAVEL

Il fenomeno gravel è particolarmente interessante per un’azienda come Pirelli perché l’associazione strada-fuoristrada genera una delle situazioni più complesse da gestire per un pneumatico. Per questo motivo, si rende necessario mettere a disposizione di una gomma da gravel il massimo know-how disponibile, con il fine di creare una copertura all’altezza di qualsiasi situazione. 

La grande expertise Pirelli, con oltre 110 anni di storia in competizioni motorsport viene particolarmente in aiuto in questo specifico contesto. Di fatto il gravel ricorda il mondo dei rally, mondo in cui Pirelli è ritornata proprio nel 2021 come unico fornitore delle gomme del campionato del mondo WRC. 

Nonostante il gravel sia spesso affrontato come disciplina di “piacere” piuttosto che racing, l’aspetto tecnico è di primaria importanza per questo mondo. Per questo motivo Pirelli nel 2019 ha raccolto la sfida ed oggi è presente in tutti i mercati con una gamma di pneumatici gravel in grado di soddisfare sia gli atleti, sia gli appassionati più esigenti di questa affascinante disciplina.

Delicata sintesi di soluzioni tecniche derivate dalla mountain bike e dalla strada, un compromesso sottoposto a dura prova da condizioni e superfici che cambiano con grande rapidità, la gamma di coperture gravel ad alte performance di Pirelli è stata una delle più grandi sfide per i tecnici di Bicocca. Si è dovuto fare appello all’esperienza maturata in campi tra loro antitetici, come i campionati di motociclismo su strada, il mondiale motocross MXGP e i campionati automobilistici di Gran Turismo. Il risultato è un melting-pot di soluzioni tecniche ibride, che offrono la miglior performance possibile in ogni condizione e su ogni tipo di superfice.

LA LINEA PIRELLI CINTURATOTM VELO E GRAVEL

Scegliere il pneumatico più adatto per le superfici che si andranno ad affrontare in un percorso gravel, può non essere cosa semplice. Ispirata a un’icona del mondo Pirelli auto, il pneumatico CinturatoTM, campione di protezione, la gamma dedicata all’endurance ed al gravel di Pirelli si declina in tre modelli, tutti Tubeless Ready (TLR).

Cinturato Velo è la gomma da strada, con battistrada minimamente scolpito, dedicata a tutte quelle imprese dove protezione, velocità, comfort e soprattutto, scorrevolezza, sono importanti e dove lo sterrato rappresenta una parte minimale del percorso.

Cinturato Gravel è dedicata al puro gravel, per tutte quelle avventure su strada dove l’off-road la fa da padrone. Offre due scolpiture: H o Hard Terrain e M o Mixed Terrain. Il disegno del battistrada è legato alla consistenza della superficie e non più alla variabile meteorologica: le gomme Cinturato Gravel di Pirelli sono infatti studiate per offrire prestazioni eccellenti sia in grip che scorrevolezza, indipendentemente da fondo asciutto o bagnato. 

LA COLLABORAZIONE CON IL TUSCANY TRAIL

Da sempre Pirelli fa della collaborazione con gli eventi di alto profilo – di qualsiasi disciplina in cui è stata presente – uno dei pilastri della sua comunicazione. L’obbiettivo è soprattutto quello di essere vicino al consumatore finale, seguirlo ed assisterlo nelle sue passioni, aiutarlo a raggiungere la massima performance, che sia un professionista o un amatore. 

La collaborazione con Tuscany Trail si inserisce precisamente in questo contesto: l’evento, che è il primo al mondo di bikepacking, con un percorso di 500km da percorre in totale autonomia, senza alcun tipo di assistenza, è un partner autorevole e ideale. 

Una sfida perfetta per mettere alla prova la durata, il comfort e la tenuta delle gomme Cinturato Velo e Cinturato Gravel di Pirelli.

Copertoni Gravel, quale scegliere?

Parliamo di copertoni gravel, per capire bene che gomme montare e quando in base alle nostre necessità.

I copertoni sono il punto di contatto della bici con il terreno. Permettono di scaricare a terra la forza propulsiva e di avere tenuta per affrontare le curve, ma non solo, ci danno anche grip in frenata e, ultimo ma non meno importante, assorbono le asperità del terreno smorzando urti e vibrazioni.

Il gravel è forse il settore per cui è più difficile sviluppare un copertone di qualità perché deve svolgere bene tutti i compiti richiesti su svariate tipologie di terreno. Deve quindi essere scorrevole su strada e consentire una buona tenuta su asfalto (anche bagnato) ma avere una tassellatura adatta ad affrontare gli sterrati e garantire tenuta in curva e in frenata, avere una carcassa che permetta un buon rotolamento ma che sia sufficientemente resistente per non tagliare la gomma sulle prime pietre da cui passiamo. Insomma i copertoni sulle bici da gravel devono essere la giusta via di mezzo per soddisfare le nostre necessità, un compito non proprio facile.

Principali categorie

Possiamo distinguere i copertoni gravel in due categorie principali:

  • copertoni scorrevoli per terreni compatti
  • copertoni tassellati per terreni misti

Un’altra distinzione è quella della misura ruota, infatti le ruote da 650b e quelle da 700c hanno caratteristiche diverse e vantaggi e svantaggi diversi, che andranno a riflettersi sull’utilizzo che ne andremo a fare.

Andiamo quindi ad analizzare le singole categorie per capire quando e dove utilizzare un tipo piuttosto che un altro in base alle loro caratteristiche.

Copertoni scorrevoli per terreni compatti

Questo tipo di gomme è caratterizzato da una tassellatura centrale più ravvicinata e bassa, in modo da migliorare le doti di scorrevolezza (anche su asfalto) e di assicurare un buon grip su sterrato compatto e asciutto. Sono ottimi su terreni come le strade bianche, fondi abbastanza regolari e anche polverosi. Scorrono bene su asfalto, e assicurano un buon grip anche su asfalto bagnato. I tasselli bassi permettono un’ampia superficie di contatto con il terreno così da avere buona trazione e tenuta anche in frenata. Diciamo che sono i copertoni perfetti per l’estate se pedaliamo prevalentemente su questo tipo di fondi, in inverno hanno qualche limite su sterrato bagnato anche se regolare. Solitamente è comunque presente una buona tassellatura laterale che assicura una ottima tenuta in curva su sterrato. In linea generale hanno carcasse un po’ più leggere e meno protettive, ma ci sono eccezioni. Per i grammomaniaci sono più leggeri dei copertoni più tassellati, per la minor quantità di gomma presente, si tratta comunque di pochi grammi di differenza.

Copertoni tassellati per terreni misti

Sono caratterizzati da una tassellatura importante che permette alla gomma di penetrare nel terreno e garantire tenuta anche nei terreni più difficili quali fango, sabbia, terreni mossi, erba. La forma dei tasselli è molto importante così come il loro distanziamento. Un tassello trasversale al senso di rotazione permette una grande tenuta in frenata ma abbassa moltissimo la scorrevolezza, viceversa un tassello longitudinale al senso di rotazione, se realizzato bene, permette un buon grip e una buona scorrevolezza, quella giusta via di mezzo che serve ad una gravel. La spaziatura dei tasselli è particolarmente importante in terreni fangosi per garantire un buono scarico del fango e mantenere la gomma pulita così da assicurare grip ad ogni rotazione. Un buon compromesso è quindi quello di avere dei tasselli centrali longitudinali e più ravvicinati, in modo da avere buon grip e buona scorrevolezza anche su asfalto, e dei tasselli laterali più spaziati e pronunciati così da permettere alla gomma di penetrare nel terreno, specialmente in curva, e di pulirsi bene dal fango e dal terreno in generale. Queste gomme solitamente sono un po’ più pesanti. Sono la scelta ideale per le mezze stagioni e l’inverno, o per quando vogliamo il massimo della polivalenza e tranquillità nell’affrontare tutti i tipi di terreno. Su asfalto pagano qualcosa in termini di scorrevolezza, ma si fanno poi apprezzare quando abbiamo a che fare con curve su sterrato.

La dimensione conta: 650b o 700c?

In tema di ruote e copertoni le dimensioni contano, eccome se contano. Se nel settore MTB ormai si è trovato un equilibro tra 650b e 29″ dopo anni di battaglie da tastiera e confronti cronometro alla mano, nel gravel, fortunatamente, la fase delle battaglie su cosa è meglio o peggio si è saltata a piè pari. Infatti i due diametri offrono vantaggi e svantaggi diversi e ognuno è meglio per certe situazioni e ha il proprio terreno di applicazione.

Come mai? Semplicemente perché il diametro reale alla fine diventa quasi il solito, quello che va a cambiare è il volume della gomma e la sua sezione.

Vediamo di spiegare meglio: i copertoni che solitamente si montano su ruote da 700c variano tra 34/35mm di sezione fino ai 40/42mm, quelli che si montano su ruote da 650b vanno invece dai 42/45mm in su fino ad arrivare a sezioni quasi da MTB. Va da se che se aumenta la sezione il diametro finale della ruota aumenta, quindi si avvicinano molto tra loro in termini assoluti di diametro.

Una gomma da 650b ha quindi un volume maggiore, un’impronta a terra maggiore solitamente anche un peso maggiore. Di conseguenza potremo viaggiare a pressioni inferiori con più comfort e grip, di contro sarà meno scorrevole e generalmente meno veloce. Insomma una gomma più adatta a chi pedala la maggior parte del tempo su sentieri e terreni tecnici.

A parità di tipologia di gomma una da 700c garantira una impronta a terra minore e un peso inferiore, essendo di conseguenza più scorrevole, veloce e rapida anche nei cambi di ritmo. Anche in discesa su asfalto, un minore volume rappresenta un vantaggio in termini di guidabilità. I principali svantaggi sono il comfort inferiore per il minor assorbimento e la maggiore pressione necessaria e anche un minor grip. È una gomma indicata a chi pedala di più su terreni veloci e lisci, o che oltre allo sterrato percorre anche molto asfalto.

I vari pregi e difetti si possono mitigare andando ad adottare varie tipologie di gomma, se su una 650b andiamo a montare una gomma più scorrevole ad esempio o se ne montiamo una più tassellata su una 700c per aumentare il grip su terreni misti.

Conclusioni

Non esiste la gomma perfetta per tutto ma esistono varie scelte in base alle nostre necessità. Il mercato ad oggi offre una grande varietà di gomme gravel che permettono di affrontare ogni percorso in sicurezza e divertendosi. Il nostro consiglio è quello di scegliere gomme di qualità ed affidabili, con disegni, mescole e carcasse specifici per il gravel e per il terreno che andremo ad affrontare in maggior misura che siano sterrati scorrevoli e lisci come le strade bianche o sentieri misti tecnici. Fate molta attenzione al disegno dei tasselli e scegliete la misura della gomma e delle ruote in base alle caratteristiche che desiderate ricordando che a maggior volume corrisponde più grip e comfort e a minor volume più velocità, precisione e leggerezza. Qual è la più adatta al Tuscany Trail? ci sentiamo di dire che una gomma tassellata da terreni misti come la Pirelli Cinturato Gravel Mixed Terrain sia la scelta migliore per affrontare il percorso in tutta sicurezza e con il massimo della tenuta, in entrambe le misure di ruota!

Neve non ti temo!

Parole e foto di Bruno Ferraro

Brutte notizie, ho iniziato a mordermi di nuovo le unghie e questo non va per nulla d’accordo con il mio corredo di completi da ciclismo in lycra. Certo, non mi posso biasimare per questo vizietto, il periodo non è sicuramente dei migliori ma mi ritengo comunque fortunato per essere sempre riuscito ad uscire in bici. Ultimamente però le mie pedalate si sono fatte più riflessive, lasciando da parte i watt e facendo spazio ad un oceano di pensieri, idee e ragionamenti. Uno di questi ultimi per esempio è arrivato l’altra mattina pedalando tra i colli Asolani. Pensavo al fatto che ho sempre usato la bici come mezzo per evadere dalla quotidianità mentre in questo periodo, spesso, pedalare mi riporta alla realtà dei fatti: le innumerevoli restrizioni, le poche possibilità di movimento e l’overdose di tempo libero. In poche parole, sempre il solito giro.

Maledetta primavera, ci vuole ancora tanto? Maledetto virus, perché non cessi di esistere?

Da queste parti l’inverno non è malaccio, ma non del tutto adatto all’attività ciclistica. Io abito a Bassano del Grappa, ai piedi delle Prealpi Venete, dove tra un capannone e l’altro iniziano tra le più belle salite della regione.

Da dicembre a marzo mi trovo spesso in preda al dilemma di non riuscire a decidere che giro fare, visto che le opzioni sono molteplici ma presentano tutte delle problematiche. Vallate in ombra e controvento, massicci montuosi che vanno ampiamente sopra i 1000 metri di altitudine, mangia e bevi tra colline ghiacciate e i drittoni della Pianura Padana.

Di solito prediligo la montagna. La pace che si trova lassù è imparagonabile, ma di sicuro questo freddo non facilita la scelta soprattutto per come si preannuncia la discesa.

Questo inverno verrà sicuramente ricordato come il periodo delle abbondanti nevicate ma delle scarse sciate. Ogni volta che guardo a nord, verso il Grappa, rimango affascinato nel vederlo coperto di bianco e puntualmente mi passa per la testa l’idea di salirci.

Oggi è un giorno di quelli, un sabato mattina di febbraio con un cielo limpido e senza nuvole. La temperatura è talmente bassa che non c’è umidità nell’aria e le gocce di condensa solidificate sul vetro di casa brillano, riflettendo i raggi di sole mentre apro la finestra. Eccolo lì il Grappa, irradiato dalla luce del mattino, così nitido da poter vedere la cima con il suo ossario. Il suo richiamo è forte e tutto sommato la giornata sembra perfetta. Decido di prendere la gravel, riempire la borsa telaio con vestiti di ricambio e prepararmi a partire senza troppi tentennamenti. Finalmente a zonzo! Come al solito l’aria è fredda ma il sole è piacevolmente tiepido: si preannuncia una salita inizialmente calda quindi apro la giacca per evitare un’eccessiva sudorazione. Ed eccomi qui, dopo nemmeno 15 minuti, a superare il primo dei vari tornanti della strada Cadorna, che dopo 25 chilometri conduce fino in cima al Grappa.

Questa strada è l’unica sufficientemente pulita e mantenuta durante l’inverno, le altre vie seppur più spettacolari sono spesso impraticabili in caso di nevicate. Visto che sono in gravel, decido di attuare una variazione sul percorso. Grazie ai Cinturato Mixed ben tassellati allungo per una località chiamata “Colli Alti”, che si affaccia verso ovest sulla Valbrenta e che a nord si allunga in un sentiero piuttosto semplice ma molto bello e panoramico. Siamo oltre i 1000 metri di altitudine e di neve ce n’è già in abbondanza. Fortunatamente alcuni mezzi, passati i giorni precedenti hanno battuto più di una traccia appiattendo la neve. Le ruote scorrono bene facendomi pedalare senza rallentare l’andatura ma soprattutto senza rischiare di dover camminare per tutta la deviazione. Proseguo verso il col Fenilon e poi l’alpe Madre non riuscendo a smettere di fotografare la spettacolare scena in cui mi trovo. Ritorno su asfalto per poi scendere con cautela verso la seconda metà del percorso che porta da Ponte San Lorenzo a cima Grappa.

Salendo di quota lo scenario si fa’ incredibile, gli alpeggi e le varie malghe sono coperti da quasi un metro di neve, lì attorno si riescono a scorgere le tracce di qualche ciaspolata avvenuta poche ore prima. Alcuni ragazzi hanno disegnato dozzine di linee con lo snowboard su tutto il pendio a sud del Costone: è il paradiso del freeride ed è incredibilmente vicino a casa nostra.

Gli ultimi 5 chilometri di salita sono i più spettacolari, varia spesso l’orientamento della strada e quindi lo scenario cambia man mano che si sale. Da un lato si continua a scorgere la pianura e se si guarda bene si possono notare i riflessi del sole sulla laguna di Venezia, dall’altro lato i pendii si fanno dolci e preannunciano il culmine della salita. Si oltrepassano vari monumenti e memoriali a ricordo delle guerre, qui sono state combattute terribili battaglie, a pensarci stento a credere che qualcuno abbia potuto resistere per settimane con condizioni climatiche simili. Sorpassata l’ultima vera e propria curva si comincia a vedere il rifugio Bassano e al suo fianco l’ossario ai caduti della prima guerra mondiale, che si erge su tutta la sommità del  Grappa. Finalmente in cima! Da qui riesco a scorgere anche il versante nord, dove in lontananza si incorniciano Lagorai e Dolomiti. Il termometro segna 6 gradi sotto zero ma dentro al rifugio l’atmosfera è calda e accogliente e io mi abbandono ad un bicchiere di vin brulè accompagnato da una fetta di strudel di mele, bottino decisamente meritato dopo i quasi 2000 metri di dislivello.

Le Bikeboobs alla partenza del Tuscany Trail 2021

“Camminare a me non va, in bicicletta vo’ meglio” diceva Margherita Hack e chissà come sarà andare in bicicletta sulle strade della sua e nostra Toscana durante il prossimo Tuscany Trail. Ce lo chiediamo da quando abbiamo deciso di lanciarci in quest’avventura. Ad oggi è entusiasmante; abbiamo idee da sviluppare, cose da progettare, dell’allenamento da fare, borse da provare. Il tutto condito da un misto di elettrizzante emozione al pensiero di essere alla partenza il 30 Maggio.

Saremo in cinque e siamo le Bikeboobs. Ci piace definire il nostro un gruppo semiserio di donne in mountainbike: usciamo per divertirci, pedalare insieme e chiacchierare, non per fare QOM! Il gruppo è il pink side dell’ASD Bikemood (www.bikemood.it – Centro Nazionale della Scuola Nazionale Maestri di Mountain Bike – AMI BIKE) e nasce nel 2019 nel Mugello (Firenze) con la voglia di avvicinare sempre più donne alla mountain bike con uno spirito inclusivo, divertente, gioioso e di condivisione. Ad oggi contiamo venti socie attive e un buon numero di sostenitrici.

Per farla breve, eravamo in tre, ci siamo guardate in faccia e ci siamo dette: “Possibile che non ci siano in tutto il Mugello altre donne che hanno voglia di pedalare con noi?”
E abbiamo iniziato a coinvolgere tutte quelle che incontravamo. Nel farlo ci siamo rese conto che quello che molte donne cercano in bici è, oltre all’aspetto sportivo e sfidante, la dimensione della pedalata tranquilla, del giro cicloturistico alla scoperta del territorio, della sua cultura e dei suoi sapori.

Via, via le nostre uscite si sono arricchite di curiosità culturali, di racconti e di soste gastronomiche. Non solo, il gruppo ha iniziato ad essere uno spazio di condivisione di idee e tematiche legate al femminile e la bicicletta è diventata il mezzo che ci unisce per portare avanti il nostro attivismo e sostenere cause che ci stanno a cuore, come la lotta al femminicidio e la ricerca contro il tumore al seno per fare solo alcuni esempi.

Organizziamo escursioni, corsi e attività al femminile e contemporaneamente cerchiamo di abbattere stereotipi e rivendicare la parità e i diritti delle donne. E lo facciamo in sella alle nostre bici.

Il nostro motto è YOU GO GIRL! e questo è lo spirito con cui affronteremo il Tuscany Trail. Qualcuna di noi ha già viaggiato in bici, per qualcuna è un’esperienza nuova. Per tutte è il primo viaggio in bici totalmente tra donne. In qualche modo ci sentiamo una responsabilità sulle spalle: quella di stimolare tante altre donne a partire in bikepacking.

Perché abbiamo scelto il Tuscany Trail?
Ci sono più ragioni, la prima e più scontata è che siamo toscane e quindi cosa meglio che fare un viaggio proprio attraverso la nostra regione? Secondo, ma non meno importante motivo, è che ormai il TT è un’istituzione nel mondo dei cicloviaggiatori e quindi ci sembrava l’avventura più giusta per portare il nostro messaggio al femminile.

Sappiamo che si tratta di un’avventura non banale, per questo ci stiamo preparando ad affrontarla al meglio anche grazie a due professionisti e amici, Giovanni Goti e Mauro Margheri, che sono entrati nel nostro mondo al femminile in punta di piedi e seguono la nostra preparazione fisica: “Vediamo cosa ognuna di voi può fare e facciamo il possibile per arrivare tutte insieme preparate in modo simile a questa avventura; e facciamolo senza che l’allenamento porti in secondo piano il clima di divertimento e spensieratezza del viaggio.” Questo è il nostro spirito!

Ma questa è solo una delle collaborazioni che sono nate. Scegliere di partire per il Tuscany Trail ha innescato un movimento simile a quello che fa un sasso quando cade nell’acqua: tanti cerchi concentrici che via, via si stanno allargando coinvolgendo sempre più persone. Come le nostre amiche pedalatrici bik(H)er! Insieme a loro e all’artista mugellana C_ska (c_ska_art) abbiamo realizzato un’illustrazione/messaggio che porteremo in giro sulle nostre maglie per tutta la Toscana.

Per il momento quindi pedaliamo, proviamo l’allestimento della bici (borse laterali? bikepacking? mix?), facciamo videocall infinite sognando le emozioni che questo viaggio ci regalerà. E non vediamo l’ora di incontrarvi al Tuscany Trail 2021!

Per concludere, grazie a tutte le donne del nostro gruppo che ci stanno supportando e aiutando a preparare il viaggio e alle attività del Mugello che credono nel nostro progetto e ci sostengono con il loro contributo.

Ci vediamo al TT 2021!

Potete seguire le Bikeboobs sui loro canali social: Facebook @therealbikeboobs /@bikemood Instagram @bike.boobs / @bikemood

Come mi alleno per il Tuscany Trail

Testo e immagini di Michele Minessi

Il Tuscany trail è un evento che accoglie ogni genere di ciclista, è difficile dire quale sia la preparazione adeguata e forse non sono nemmeno la persona giusta per farlo. Se vi capiterà di partecipare al TT noterete ogni genere di ciclista, di bicicletta e di allestimento, ci sarà chi partirà e non poserà il piede fino a Orbetello e all’opposto chi visibilmente fuori forma prendersi tutta la settimana dubitando pure di giungere al traguardo, deciso di godersi il viaggio, la cucina, deviazioni, visite e pernotti in ostelli. 

Tra i due estremi ci stanno bici leggere, pesanti, assetto touring, bike packing o solo zainetto, fisici più o meno scolpiti, giovani e vecchi, veterani o novelli, chi con il solo bancomat appresso o chi con borse, fornello, stoviglie, tenda e sacco a pelo.

Il testo di un articolo che tanti vorrebbero leggere immagino sia “Come mi alleno per il Tuscany Trail?” e a seguire una lunga esposizione di numeri, dati, km, tabelle, come trovare la motivazione e cose di questo genere. 

Io lo ribalterei in “Come non mi alleno per il Tuscany Trail”, sia chiaro, non arriverò a Maggio con una preparazione fatta di birra e panini lasciando la bici in cantina per tutto questo tempo. 

La mia formula è semplicemente la voglia di salire su una bici e pedalarla, ogni mattina per andare a lavoro con già in testa cosa farò la sera o nel weekend. Amo muovermi, che sia correre in montagna, pedalare su strade o sentieri, per me non è un’imposizione, pedalo perchè mi piace e passo gran parte dell’anno a farlo… questa propensione mi ha portato a cimentarmi in gare ed eventi sempre con relativa facilità.E’ l’avvicinamento ad un evento che amo, amo la quotidianità di tenere il corpo in uno stato di benessere che solo chi l’ha provato può capire. Non ho etichette, la sera dopo lavoro stacco dalla giornata in ufficio, vado dritto ai monti cittadini e, una sera senza vergogna l’attacco per strappare il mio miglior tempo come il peggiore degli agonisti, una sera la salgo a ritmo regolare ascoltando i miei pensieri, una sera salgo per sentieri e mi butto giù dalle piste dowhill, per me è un modo per archiviare positivamente la giornata, pedalare cacciare le tensioni, ritrovare se stessi nel buio della montagna, con il mio respiro, con la fatica, stagione dopo stagione.

Oppure altre volte la voglia è data dalla ricerca di cose nuove, esplorando angoli sempre più distanti da casa, passare ore a pianificare percorsi. 

Un’altra parte fondamentale del mio “allenamento” è avere sia la necessità di uscire con amici, ma altrettanto forte quella di uscire in solitaria, la bici permette entrambe le cose, il limite è nella persona.
A volte dico, potrei far di più, potrei avere più risultati allenandomi con i metodi che tutti conosciamo, potrei far più km perchè spesso l’unico rammarico di quando prendo parte a qualche competizione è finire la gara pensando, “cavolo se mi allenassi sul serio cosa sarei in grado di fare?”… potrei impormelo, ma con questa parola, impormelo, vado poco d’accordo.
Nonostante la passione per la bicicletta come oggetto e come mezzo per emozionarsi e fare esperienze stupende, ho tante altre cose a cui dar spazio ma nonostante tutto, forse solo ora la risposta alla domanda iniziale, per via di questa passione faccio senza frustrazione i km che tante persone troverebbero difficile anche solo fare anche in macchina ed ecco spiegato come ad un evento come Tuscany Trail arrivo senza particolari pensieri o piani per poterlo affrontare. 

Il suggerimento che do quindi è, arriva al Tuscany trail assecondando il tipo di ciclista in cui ti identifichi e goditelo, sarà un’esperienza che ti lascerà sicuramente un bel ricordo, questo posso assicurarlo dato che ci tornerò per la seconda volta! Ci vediamo sul percorso!

Northwave Rockster recensione | scarpe gravel

La prima scarpa di Northwave dedicata al gravel, stilosa e con dettagli interessanti, ma come si comporta in situazioni reali come il percorso del Tuscany Trail?

Il gravel, lo sappiamo tutti, è ormai il settore del ciclismo in più rapida ascesa, grazie alla versatilità delle bici gravel si possono esplorare sentieri, strade sterrate e fare molti km velocemente anche su strada. È la bici polifunzionale per eccellenza, specialmente per un territorio come quello italiano ricco di strade secondarie e strade sterrate. Visto che il gravel si sta diffondendo a macchia d’olio sempre più aziende decidono di proporre prodotti dedicati a questa tipologia di utenti, certo non è un compito facile, specialmente quando si parla di scarpe. Riuscire infatti a creare una calzatura da gravel che sia nel giusto “sweet-spot” tra rigidità per l’efficienza di pedalata su strada, flessibilità per camminare senza problemi, comodità per riuscire a pedalare diverse ore, leggerezza e resistenza per affrontare sterrati impegnativi. Northwave ha deciso quindi di presentare la sua prima scarpa pensata per il gravel: la Rockster.

Specifiche

Le Rockster sono disponibili dalla taglia 36 alla 48, hanno la chiusura con lacci e una comoda fascia elastica per non farli svolazzare in giro, la suola è in polimero rinforzato con carbonio, ha degli inserti di gomma per il grip e la comodità in camminata e due tacchetti in punta per aiutare il grip su terreni ripidi o fangosi. La tomaia è in pelle sintetica con fori tagliati al laser per migliorare la traspirazione e l’elasticità della tomaia, sulla punta e sul tallone sono presenti rinforzi in TPU per aumentare la resistenza all’usura nei punti più stressati e proteggere le dita da urti accidentali, ad esempio con sassi alzati dalle ruote. L’interno è in microfibra molto traspirante. Il colore disponibile è bianco con dettagli grigi, davvero bello ed elegante.

Come vanno?

La cosa che per prima si nota è la leggerezza di queste scarpe, pesano infatti solo 310 gr. l’una in taglia 44. Le scarpe leggere sono, alla fine della giornata, un bel punto a favore, i piedi si affaticano meno, e anche se dobbiamo affrontare tratti a piedi o ci fermiamo per una birra con i compagni di giro non ci ritroviamo dei mattoni ai piedi. Per chi invece è più attento alla performance sono un bel guadagno in termini di peso complessivo da portarsi dietro, e se pensiamo a quante volte giriamo i pedali il guadagno è notevole.

La taglia è fedele e le scarpe calzano bene senza punti di pressione, grazie alla tomaia perforata che oltre ad aerazione dona un minimo di elasticità, ma soprattutto grazie ai lacci. La chiusura a lacci permette infatti di distribuire bene la tensione in tutti i punti della scarpa ed elimina punti fastidiosi come quelli che possono crearsi con chiusure automatiche plastiche. Sono inoltre molto eleganti e danno un aspetto high-end alla scarpa. Unica nota dolente della chiusura a lacci (di tutte le scarpe che la presentano) è la non possibilità di aggiustamenti mentre si pedala, è infatti necessario fermarsi e riallacciare le scarpe in caso volessimo aggiustare la chiusura. Noi sinceramente non abbiamo avuto problemi di questo tipo con le Rockster, sopratutto perchè i lacci non si allentano e tengono molto bene.

La suola è abbastanza rigida, 10/14 secondo la scala delle scarpe Northwave, e permette di trasmettere tutta la potenza necessaria ai pedali. Allo stesso tempo però non è rigida come una suola in carbonio, e questo si fa apprezzare si quando si scende dalla bici ma sopratutto nello smorzamento delle vibrazioni quando si pedala su terreni gravel, la scelta di Northwave è azzeccata, a fine giornata i piedi si stancano meno!

Gli inserti in gomma della suola aiutano molto in camminata e non abbiamo mai avuto problemi, né su sterrati né su terreni duri o scivolosi e infidi come le soglie dei bar. I rinforzi in TPU sulla tomaia sono ben posizionati e proteggono bene sia la scarpa che il piede e le dita da eventuali urti. All’interno del tallone è presente un inserto in pelle sintetica che aiuta a tenere il piede in posizione, e funziona molto bene, il tallone non si muove e resta sempre fermo. La calzata in generale risulta stabile e ferma senza dover stringere la scarpa.

Ultimo, ma non meno importante, la traspirazione è ottima e anche se finiamo con il piede in una pozza le scarpe si asciugano molto in fretta e drenano bene l’acqua.

Conclusioni

In conclusione, con le Rockster, Northwave è andata a segno per una scarpa gravel equilibrata e ben fatta. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla leggerezza e dalla comodità complessiva della scarpa, data da un insieme di fattori (nessun punto di pressione, traspirazione, giusta rigidità della suola, ottima camminata) che vanno a fare della Rockster una calzatura perfetta per percorsi come il Tuscany Trail. Non ultimo il prezzo davvero interessante per una scarpa di questa qualità e cura dei dettagli: 159,99€

La potete trovare direttamente dal sito Northwave cliccando QUI

La libertà di viaggiare

Testo e immagini di Sara Ischia

In un periodo dove parlare di LIBERTÀ è difficile e pensare di VIAGGIARE è pura follia non ci rimane che SOGNARE, e di sognare non dobbiamo mai smettere! 

Sognare in grande, esagerare, pensare e programmare il prossimo viaggio, questo siamo liberi di farlo ed è grazie alla nostra fantasia che troveremo il vero motivo per alzarci al mattino, con la testa piena di sogni aspettando quel giorno, quando si potrà uscire senza limitazioni e partire senza pensieri. Partire per quel piccolo o grande viaggio nato dalla nostra fantasia, nato da quella reclusione forzata che non riusciremo a dimenticare facilmente, quella solitudine sfruttata come ricerca, fatta di ore al computer, di cartine aperte, di dita che tracciano e di segni di matita che indicano le possibili strade da percorrere, alcuni di questi rimarranno dei sogni impossibili altri si realizzeranno. Voglio pensare che quel giorno arriveremo pronti perché abbiamo avuto il tempo per preparare mentalmente le nostre borse e per capire qual’è l’attrezzatura migliore per noi. Io ho già scelto i copertoni per la mia bici Gravel, delle Pirelli Cinturato, ideali per le mie prossime avventure su sterrato. Il mistero rimarrà la stagione, quale sarà il mese della partenza? Non importa se sarà caldo o freddo, saremo pronti e io non vedo l’ora!

Al momento sogno di percorrere in più giorni possibili il Tuscany Trail, sogno di pedalare con la sola luce del giorno per non perdermi nessun particolare, rivedere città, pedalare in posti nuovi, su sterrati e strade bianche, passare dalle colline ai piccoli borghi e centri storici più belli al mondo. Fermarmi per assaporare prodotti tipici, incontrare persone locali magari chiedere loro dell’acqua per riempire la mia borraccia vuota, chiedere consigli su dove andare a mangiare e la sera trovare un bel posto per piantare la tenda. Svegliarmi con il canto di un gallo ed il sole che sorge tra i vigneti ripensando al bicchiere di vino bevuto la sera prima e provare a ricordare il nome della trattoria dove si è svolta la cena. So che sarà la fine di maggio, sarà primavera e sarà il Tuscany Trail 2021, se partirò sola o in compagnia ancora non lo so, la cosa certa è che, ad un evento di bikepacking così grande, non si è mai da soli! 

Il mio sarà un pedalare per riprendere il mio posto là fuori, prendere il mio tempo e sfruttarlo al massimo osservando quello che mi circonda, fermarmi per vedere da vicino quello che più mi incanta cercando di ristabilire un vero contatto con la natura. Mettermi alla prova pedalando sempre qualche chilometro in più, magari mettendomi in difficoltà per poi trovare delle soluzioni e alla fine accorgermi che, in quei momenti, la vita si riduce davvero all’essenziale, dormire e mangiare. 

La cosa che mi riempie di gioia è sapere che torneremo ad avere storie da raccontare e paesaggi da descrivere con le nostre parole più belle, quelle che escono dal cuore e che arrivano dritte a chi le ascolta.

Ci rimetteremo in viaggio, senza limitazioni, e sarà un nuovo inizio perché la bici è libertà e scoperta. Allora “SORRIDI, RESPIRA e VAI PIANO” questo è il mio motto. Sorridere si, perchè sorridendo apri il cuore della gente che incontri e che vedendoti in difficoltà sarà felice di aiutarti; respira e vivi questo momento, non è fatica è la tua AVVENTURA; rallenta e lascia che i tuoi occhi osservino tutto ciò che di bello sei riuscito a raggiungere con le tue sole forze. 

Non staremo solo pedalando, staremo vivendo e sicuramente saremo in un posto meraviglioso, senza paure perché là fuori c’è sempre qualcuno pronto a darci una mano, che sia per una piccola riparazione, un riparo per la notte o un buon consiglio.

Quello che possiamo fare in questo momento è allenarci, pedalare, abituare il corpo alla fatica, alle tante ore in sella e sognare. Io sogno in silenzio, ben nascosta, riempio le borse con poche cose ma scelte con cura, raggiungo il mio posto del cuore e ci trascorro la notte sognando di essere altrove. Anche questa è libertà, libertà di sognare aspettando la libertà di viaggiare! 

Perchè il gravel?

E se qualcuno ci venisse a domandare: “ma questo percorso è gravel?” la risposta sarebbe perlopiù sempre la stessa: “si, certo!”. Perché il gravel non è una categoria e tanto meno non delinea un solo tipo di percorso. È il post punk del ciclismo con una vena ribelle.

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